Nel suo intervento al Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione nell’ambito della tavola rotonda sul tema “I giorni del Sud” (con Claudio De Vincenti, professore di Economia politica all’Università La Sapienza di Roma; Vito Grassi, presidente industriali Napoli; Paolo Lattanzio, parlamentare dei 5 Stelle; Mario Mauro, presidente del Centro Studi Meseuro per l’Europa del Mediterraneo; Fabio Rampelli, vice presidente della Camera; Luigi Traettino, presidente Confindustria Caserta, Sandro Bicocchi, vice presidente Fondazione per la Sussidiarietà), il presidente dello Svimez, Adriano Giannola, ha sbroccato nuovamente sul tema dell’autonomia delle regioni del Nord, attirandosi gli strali dei relativi governatori.
Secondo Giannola «c’è un motivo accuratamente nascosto del fallimento del disegno autonomista, che fa prevedere una più virulenta ripresa, senza mediazioni, dopo l’eventuale vittoria elettorale della Lega». Di qui, ammonisce Giannola, l’esigenza di non tacere e lavorare con massimo impegno all’operazione verità il cui avvio «ha silurato le pretese iniziali». Secondo Giannola, «torneranno alla carica, se vincenti, più aggressivi e più forti, con Salvini ancor più dipendente dai governatori». Perciò, sottolinea Giannola, «è fondamentale chiarire le idee al Nord che si deindustrializza e si meridionalizza, tanto più quanto più conta di riavere i suoi soldi come dice Zaia, e tanto più quanto più punta a instaurare un sovranismo regionale in quel che resta dell’Italia a cui corrisponde la prospettiva di una progressiva perdita di ruolo e una più forte subalternità nell’Unione Europea». Infine, Giannola osserva che «chi dice dobbiamo far crescere Milano, sottovaluta che il Nord da solo può ambire al massimo a fare il terzista di lusso alla Germania mentre il “Made in Italy” si produce altrove. Se si va avanti così, il Nord ritornerà sui livelli economici pre-crisi nel 2025. Per fermare l’eutanasia del Paese, il Nord deve capire che, solo recuperando il Sud e il suo mercato interno, può recuperare esso stesso. Il Sud è il Mediterraneo, è la globalizzazione, è la logistica dei porti, è tutto quello che serve perché l’Italia sia un Paese dignitoso. Certo, costa. Ma il Nord deve esserne cosciente e partecipe».
Immediata la reazione dei governatori delle regioni del Nord. Per il lombardo Attilio Fontana «lo sforzo positivo e continuativo della Regione Lombardia, del suo sistema socio economico, dei suoi imprenditori, di competere ad alto livello con le aree più sviluppate dell’Europa è una garanzia per tutto il Paese. Il presidente dello Svimez anche oggi a Rimini evoca scenari negativi (sembrando addirittura soddisfatto) e pericoli derivati dal percorso dell’autonomia. Sbaglia ancora una volta perché prosegue a proporne una lettura “sfascista”: Nord contro Sud, “ricchi” contro “poveri”». Per Fontana «l’autonomia interviene nel rapporto tra centro e periferia per cambiarlo; non mette a repentaglio il rapporto solidale fra le regioni, propone una sfida sulla responsabilità e l’efficienza, crea – questo sì – un confronto con le classi dirigenti sia nazionali che locali, abbarbicati al potere per il potere. Interviene su questo, mostrando che è possibile governare con sobrietà, efficienza e senza clientelismi». Ancora: «il nostro percorso è condiviso con enti locali e stakeholder – ha rimarcato Fontana – ai quali proponiamo un nuovo patto istituzionale virtuoso che esclude un neo centralismo regionale e valorizza e responsabilizza gli amministratori sul territorio. Giannola – chiosa velenosamente Fontana – evidentemente spera in un governo giallorosso per evitare tutto ciò; nella speranza di mantenere quanto più a lungo lo status quo che si traduce nella idea della vecchia classe dirigente meridionale che cambiare qualcosa, rendere le comunità protagoniste, sarebbe per loro un pessimo affare. Liberare le energie positive del sud è fumo negli occhi per chi, per decenni, è ingrassato ai danni dei cittadini meridionali». Ovvero gran parte della sgarrupata classe politica locale.
Dà man forte a Fontana anche l’assessore lombardo all’autonomia e cultura, Stefano Bruno Galli: «sull’autonomia regionale stiamo assistendo a un dibattito surreale e ad inaccettabili mistificazioni, con insensati allarmi su regioni di serie A o B o su spaccature a livello nazionale. Spiace constatare che neppure il presidente Giannola si sia preso il disturbo di leggere il testo in discussione e parli, senza sapere nulla, di un Sud che si impoverirebbe e di un presunto sovranismo regionale».
Due le precisazioni dell’assessore lombardo, che si aggiungono alle critiche già espresse nei confronti del presidente della Svimez dal presidente lombardo Attilio Fontana: «ricordiamo a Giannola che si sta attuando una riforma prevista dalla nostra Costituzione, cerchiamo di attuare il regionalismo differenziato previsto dal terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione, che non è mai stato applicato. Il nostro percorso è un atto di grande lealtà costituzionale. Poi, visto che Giannola non ha chiaramente letto il testo, lo informiamo che le risorse che resteranno alle Regioni sono le stesse attualmente già stanziate per le singole competenze che verranno decentrate».
I trasferimenti dunque, dice ancora Galli, non cambieranno: «la vera sfida è proprio questa, risparmiare ulteriormente a parità di servizi erogati, innescando meccanismi di virtuosità con il deliberato obiettivo di reinvestire per elevare la qualità degli stessi servizi. È la sfida della responsabilità e dell’efficienza. Le regioni meridionali in cosa sarebbero dunque penalizzate? Per le Regioni che per ora non intraprenderanno il percorso del regionalismo differenziato non cambierà nulla, neppure un euro, rispetto a quanto ricevono oggi». Secondo Galli, quindi, il percorso vero l’autonomia differenziata deve andare avanti, «perché serve per responsabilizzare gli enti locali e per dare servizi migliori ai cittadini. Serve a risparmiare risorse, cosa che purtroppo oggi non accade in molte regioni meridionali dove gli errori e gli sprechi di pessimi amministratori, che devono essere mandati a casa, sono coperti e giustificati anche dallo Svimez». L’autonomia, conclude l’assessore lombardo, «è utile per premiare quegli enti territoriali che hanno una gestione virtuosa delle risorse, che sanno ben amministrare per il bene dei propri cittadini. La Lombardia in questo è un esempio da seguire».
Il tema della responsabilità degli amministratori locali è sottolineato anche dal governatore di una regione speciale come il Friuli Venezia Giulia: secondo Massimiliano Fedriga, «l’autonomia è una prospettiva concreta di responsabilità per il Paese intero, dalla quale lo stesso Sud può trarre importanti vantaggi in termini di valorizzazione delle risorse. Parole, quelle di Giannola, che palesano superficialità e scarsa conoscenza dei fatti, con l’aggravante di essere state pronunciate da chi dovrebbe invece avere confidenza con i temi economici e, in particolare, con le questioni di attualità che interessano il futuro dei cittadini e delle imprese». Per Fedriga «l’autonomia non rappresenta solo un principio astratto di virtù, ma garantisce in modo estremamente tangibile, ove abbinata alla responsabilità degli amministratori, maggior efficienza e migliori risposte alle esigenze del territorio. Mi rammarico che un’associazione che si dichiara a favore dello sviluppo del Mezzogiorno porti avanti posizioni che invece vogliono incatenare il Sud a condizioni di svantaggio. L’unica spiegazione che riesco a darmi è che, a fronte della prospettiva di veder compiuto il percorso di autonomia, in taluni prevalga il timore di perdere lauti stipendi e prestigiose sedi».
Infine, la reazione del governatore del Veneto, Luca Zaia, uno dei più strenui sostenitori del percorso autonomistico: «è ora di finirla con la bufala della secessione dei ricchi e dell’Italia di serie A e serie B. In tutti i modelli autonomisti non esiste che si possa nemmeno immaginare che una parte di un Paese possa andar male in un contesto nazionale. L’autonomia è responsabilità. Semmai irresponsabile è chi non la vuole. La proposta di autonomia, partita da tre regioni, ma estendibilea tutte le altre che volessero raccogliere la sfida della responsabilità e dell’efficienza, è la medicina per i mali del Sud, non ne è la causa. Così come stanno le cose – incalza Zaia –, ogni anno in questo paese ci sono 30 miliardi di sprechi, (dati ufficiali, non di partito) che non vanno certo a beneficio delle popolazioni del Sud, ma sempre nella direzione dei soliti noti. Tanti cittadini del Sud hanno fatto sapere in tanti modi di volere questa svolta e hanno già mangiato la foglia dei luoghi comuni come l’Italia di serie A e B, il Nord egoista nemico del Sud, lo sgretolamento dell’unità nazionale. La gente ha capito. Il popolodel Sud ha una straordinaria opportunità, quella di poter controllare i suoi amministratori. L’autonomia – aggiunge Zaia – aiuterà prima di tutto a riallineare la qualità dei servizi, perché è scandaloso, immorale, che migliaia di meridionali debbano emigrare per curarsi. E non è vero che il Sud abbia avuto meno trasferimenti o meno opportunità. E’ vero invece che qualcuno ha gestito male le risorse, a cominciare da quelle per la sanità».
«Se tanti soloni avessero letto la nostra proposta di autonomia – aggiunge il Governatore del Veneto – saprebbero con certezza che non c’è traccia di egoismo e che, al contrario, sono previste solidarietà e sussidiarietà. Chi non vuole l’autonomia vuole lasciare l’Italia e le sue Regioni nel medioevo. Autonomia significa invece attivare un nuovo rinascimento, puntare dritto alla modernità. Non siamo irresponsabili, irresponsabili sono coloro che non la vogliono. Caro Giannola – prosegue Zaia –, non rivogliamo i nostri soldi, come Lei superficialmente afferma, ma vogliamo che tutti abbianociò che a loro serve, gestito in maniera corretta, senza sprechi e ruberie. Quando Giannola afferma tra l’altro che “il Nord da solo può ambire al massimo a fare il terzista di lusso alla Germania”, rivolge una pesante offesa a migliaia e migliaia di imprenditori, alle nostre seicentomila partite Iva, che ogni giorno aprono le saracinesche delle loro aziende, e non convegni in giro per l’Italia».
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