Studio della Cgia di Mestre secondo cui su ogni italiano le tasse locali pesano per 1.684 euro. Nel 2012 la situazione è destinata a peggiorare. Bortolussi: “bisogna riprendere la strada del federalismo fiscale”
Non c’è solo l’Erario statale a rapinare le tasche sempre più vuote dei contribuenti italiani: ci sono pure gli enti locali. Tra il 1996 e il 2011, il gettito riferito alla tassazione locale è più che raddoppiato: +114,4%. Sempre in questo lasso di tempo, le entrate fiscali di regioni, province e comuni sono passate da 47,6 a 102 miliardi di euro, mentre nel medesimo periodo di tempo l’amministrazione centrale si è “accontentata” di incrementare le entrate “solo” del 9%. Se nel 1996 il gettito era di 320,9 miliardi, nel 2011 l’Erario ha incassato 349,9 miliardi di euro, mentre il Pil nazionale, sempre in questi ultimi 15 anni, è cresciuto del 15,4%.
Nel 2011 ogni italiano ha ipoteticamente versato nelle casse delle autonomie locali ben 1.684 euro.
Sono questi i principali risultati di un’analisi realizzata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre: dati riferiti al 2011 e a prezzi costanti al netto dell’inflazione. “Purtroppo – dice Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia – la situazione è destinata a peggiorare. Con l’introduzione dell’imposta municipale sulla prima casa e l’aumento registrato dalle addizionali Irpef regionali e comunali, nel 2012 le entrate in capo alle autonomie locali sono destinate a subire un’ulteriore impennata”.
Dalla Cgia ricordano che le principali imposte locali regionali che gravano su cittadini ed imprese sono:
IRAP (imposta regionale sulle attività produttive);
Addizionale regionale IRPEF;
Tassa automobilistica (bollo auto);
Addizionale regionale all’accisa sul gas naturale;
Tassa sulle concessioni regionali;
Tassa diritto studio universitario.
Quelle più significative applicate dalle province sono:
Imposta sulle assicurazioni RC auto;
Imposta provinciale di trascrizione (autoveicoli, camion e rimorchi);
Addizionale provinciale sul consumo di energia elettrica (diverso da abitazioni);
Tributo provinciale per i servizi di tutela, protezione e igiene dell’ambiente.
Infine, le più importanti in capo ai Comuni sono:
ICI (imposta comunale sugli immobili). Si ricorda che l’Imu è stata introdotta nel 2012;
TARSU/TIA (tassa sui rifiuti);
Addizionale comunale IRPEF;
Tassa occupazione spazi e aree pubbliche;
Imposta comunale sulla pubblicità e diritto sulle pubbliche affissioni;
Addizionale sul consumo di energia elettrica (abitazioni).
Tutte queste imposte vanno ad aggiungersi a quelle principali incassate dallo Stato, che sono:
IRPEF (imposta sui redditi delle persone fisiche);
IRES (imposta sui redditi delle società);
IVA (imposta sul valore aggiunto);
Accise (carburanti, oli minerali, tabacchi, gas metano, energia elettrica);
Imposta di registro;
Imposta ipotecaria;
Imposta catastale;
Imposte su donazioni e successioni.
“Per invertire la rotta – prosegue Bortolussi – bisogna attuare il federalismo fiscale. Solo così saremo in grado di abbassare il carico fiscale sia al centro sia in periferia, grazie ad una maggiore responsabilizzazione dei governatori e dei sindaci. Per il suo definitivo compimento, purtroppo, mancano ancora da definire due tasselli importanti: i costi standard nella sanità e quelli degli enti locali. Due misure di cui il Governo dovrebbe accelerare la realizzazione per dare il via definitivo ad una vera rivoluzione che riscriverebbe i rapporti tra il fisco ed i contribuenti. Ricordo, tra le altre cose, che in Europa i Paesi federali presentano un costo complessivo della pubblica amministrazione pari alla metà di quello registrato dai Paesi con un assetto istituzionale centralizzato”.
Come si è giunti a questa esplosione della tassazione locale che contribuisce a deprimere la capacità di risparmio e il potere d’acquisto dei contribuenti? “L’aumento delle tasse locali – sottolinea Bortolussi – è il risultato del forte decentramento fiscale iniziato negli anni ’90 del secolo scorso. L’introduzione dell’Ici, dell’Irap e delle addizionali comunali e regionali Irpef hanno fatto impennare il gettito della tassazione locale che è servito a coprire le nuove funzioni e le nuove competenze che sono state trasferite alle autonomie locali. Non dobbiamo dimenticare che, negli ultimi 20 anni, regioni e comuni – conclude Bortolussi – sono diventate responsabili della gestione di settori importanti come la sanità, il sociale e il trasporto pubblico locale senza aver ricevuto un corrispondente aumento dei trasferimenti. Anzi. La situazione dei nostri conti pubblici ha costretto lo Stato centrale a ridurli progressivamente, creando non pochi problemi di bilancio a tante piccole realtà amministrative locali che si sono ‘difese’ aumentando le tasse locali”.
Entrate fiscali delle Amministrazioni Centrali e Locali
anni 1996-2011
(dati espressi in milioni di euro a prezzi costanti 2011)
Amministrazioni Centrali |
var.% |
Amministrazioni Locali |
var.% |
PIL |
var.% |
|
1996 |
320.903 |
47.617 |
1.369.427 |
|||
1997 |
346.875 |
+8,1 |
49.801 |
+4,6 |
1.406.484 |
+2,7 |
1998 |
342.245 |
-1,3 |
82.206 |
+65,1 |
1.438.486 |
+2,3 |
1999 |
359.128 |
+4,9 |
78.239 |
-4,8 |
1.462.857 |
+1,7 |
2000 |
349.647 |
-2,6 |
91.252 |
+16,6 |
1.507.451 |
+3,0 |
2001 |
350.917 |
+0,4 |
95.543 |
+4,7 |
1.538.279 |
+2,0 |
2002 |
341.079 |
-2,8 |
99.197 |
+3,8 |
1.557.040 |
+1,2 |
2003 |
328.127 |
-3,8 |
102.335 |
+3,2 |
1.565.939 |
+0,6 |
2004 |
337.575 |
+2,9 |
102.178 |
-0,2 |
1.600.399 |
+2,2 |
2005 |
341.619 |
+1,2 |
103.436 |
+1,2 |
1.615.926 |
+1,0 |
2006 |
374.467 |
+9,6 |
107.927 |
+4,3 |
1.646.813 |
+1,9 |
2007 |
388.171 |
+3,7 |
114.934 |
+6,5 |
1.685.991 |
+2,4 |
2008 |
372.380 |
-4,1 |
109.858 |
-4,4 |
1.655.102 |
-1,8 |
2009 |
353.414 |
-5,1 |
98.062 |
-10,7 |
1.584.552 |
-4,3 |
2010 |
359.734 |
+1,8 |
100.014 |
+2,0 |
1.593.946 |
+0,6 |
2011 |
349.894 |
-2,7 |
102.088 |
+2,1 |
1.580.807 |
-0,8 |
Amministrazioni Centrali |
Amministrazioni Locali |
PIL |
||||
Var. |
+9,0% |
+114,4% |
+15,4% |
Elaborazioni Ufficio Studi CGIA Mestre su dati Banca d’Italia e ISTAT