Se negli impianti del gruppo Fiat si lavora a singhiozzo con continui conflitti sindacali, negli impianti Jaguar Land Rover di Halewood si lavora 24 ore su 24 per soddisfare la forte richiesta di prodotto del mercato
Se in Italia la produzione di automobili langue e va di male in peggio complice anche la rigidità di certi sindacati che s’ostinano a credere che il mondo senza di loro si fermi, in Inghilterra negli impianti Jaguar Land Rover di Halewood, per la prima volta nei cinquanta anni della sua storia, i 4.500 componenti della forza lavoro lavoreranno 24 ore su 24 per soddisfare l’ingente domanda della Range Rover Evoque, uno dei modelli di successo sfornati negli ultimi anni del gruppo inglese a proprietà indiana del gruppo Tata (peraltro socio di Fiat) che negli ultimi anni continua a sfornare novità a getto continuo (il contrario del gruppo Fiat).
Fin dal suo debutto nel luglio del 2011, la Range Rover Evoque ha ottenuto un grande successo in tutto il mondo, con quasi 88.000 unità vendute in più di 170 mercati. Nel marzo di quest’anno, Jaguar Land Rover ha annunciato che l’impianto di Halewood avrebbe adottato un ciclo produttivo di 24 ore e ha lanciato una campagna di reclutamento per assumere 1.000 nuovi dipendenti tra addetti alla produzione, supervisori e ingegneri. Questi nuovi assunti lavoreranno alla produzione sia della Range Rover Evoque e sia all’aggiornamento della Land Rover Freelander 2 su tre turni, compreso un nuovo turno di notte. Per Richard Else, Halewood Operations Director, “impostare la produzione su tre turni e lavorare 24 ore al giorno ci permetterà di ridurre in modo significativo i tempi di attesa al cliente per avere la sua nuova Range Rover Evoque”. Des Thurlby, direttore del personale di JLR ha dichiarato che “con 4.500 dipendenti, l’impianto JLR di Halewood ha triplicato la sua forza lavoro in soli tre anni e la dimensione della forza lavoro è attualmente la più grande da venti anni a questa parte. Così come la creazione di nuovi posti di lavoro, il nostro successo mondiale continuerà ad avere un positivo impatto economico nel Nord Ovest e in tutta la catena di fornitori del Regno Unito”. L’Evoque supporta la catena di fornitori del Regno Unito con 3 miliardi di sterline di contratti di fornitura e genera un valore di esportazioni per il Regno Unito stimato in 2 miliardi di sterline.
Così in Inghilterra. In Italia le cose sono sostanzialmente differenti per le cause note a tutti da tempo e i risultati si toccano con mano in termini di mancata competitività e di continua chiusura di imprese a favore di paesi più accoglienti per la produzione. Quando il Governo dei tecnici e i sindacati s’accorgeranno che il punto di non ritorno è quasi superato?