Boom degli spumanti italiani in Cina

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Gianluca Bisol ed Edouard Duval proprietario di EMW brindano a Shanghai con Prosecco Bisol 1
Gianluca Bisol ed Edouard Duval proprietario di EMW brindano a Shanghai con Prosecco Bisol 1Bisol: “la Dogana cinese conferma che il prodotto italiano ha eguagliato quello francese per importazioni”

Gianluca Bisol, direttore generale di Bisol, comunica da Shanghai soddisfatto l’eclatante successo degli spumanti italiani, confermato dalla Dogana cinese: i francesi sono ormai raggiunti.

In un’intervista a Winenews, Bisol snocciola i dati: “nei primi 6 mesi del 2012, le importazioni di Champagne e altri spumanti francesi nel territorio cinese sono cresciute del 40%, per 880.000 litri, quelle delle bollicine italiane dell’87%, a 822.000 litri.

In valore siamo ancora lontani, anche se, per esempio, nel caso del Prosecco riusciamo ad essere presenti con prodotti di buon livello, che l’importatore rivende al ristorante a 15 euro e anche di più, nel caso del Cartizze, e che in carta arriva anche a 180 euro, è un risultato pazzesco nel complesso per i nostri spumanti se si pensa che, nei vini fermi, la Francia esporta in Cina 55 milioni di litri di vino, e l’Italia appena 9, meno di Australia e Spagna, e quanto il Cile”. Il 2012 potrebbe segnare il sorpasso in quantità degli spumanti del Belpaese su quelli transalpini: inoltre, sottolinea Bisol “l’import di vini fermi in Cina è cresciuto solo del 13% sul 2011, quello di bollicine, nel complesso, del 55%”.

Fondamentale ora puntare a progetti strategici di commercializzazione e promozione di alto livello del “Made in Italy” del vino. Il motivo del successo, spiega Bisol, è dovuto a una questione di gusti: “i palati cinesi gradiscono di più gli spumanti aromatici e fruttati (tanto che va meglio la tipologia extra-dry che il brut) che i gusti “di lievito” dei metodo classico. I francesi hanno capito che l’immagine dell’Italia funziona bene e ci investono. Il nostro importatore, per esempio, è francese (la “East Meets West Fine Wines” creata dalla maison di Champagne Duval Leroy). O ancora, catene francesi che stanno aprendo ristoranti italiani di grande successo. E questo dovrebbe far riflettere il vino italiano: se noi produttori capiamo che se ci muoviamo insieme, con un progetto di commercializzazione e di promozione organico sull’Italia del vino, possiamo cogliere una grandissima occasione in quello che è senza dubbio il mercato principe del futuro. E fino ad ora non lo abbiamo fatto abbastanza. E rischiamo, come sistema vino, di perdere un’opportunità colossale”.