Danilo Toninelli da Soresina, incidentalmente ministro alle Infrastrutture e Trasporti s’è destato e ha vergato una secca comunicazione ai soci di Autostrada del Brennero Spa intimando loro di cessare ogni tira e molla in corso per il rinnovo della concessione A22 e di accettare a scatola chiusa le condizioni (meglio sarebbe dire, ukaze) imposte dal ministero. Il tutto a stretto giro di posta.
«L’accordo fin qui maturato con gli enti territoriali in merito all’affidamento “in house” della concessione della A22 è, per il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, non più trattabile – afferma Toninelli -, in considerazione del termine del 19 aprile fissato dall’Europa per trovare una soluzione e in considerazione di negoziati che si protraggono dal luglio scorso».
Toninelli pare mettere una pietra tombale sulle richieste dei soci locali di utilizzare il rinnovo della concessione A22 anche per finanziare una serie di opere complementari a servizio del territorio, anche se non direttamente afferenti la tratta autostradale, tagliando 800 milioni di opere pubbliche, oltre a prevedere la necessità di efficientare l’attuale concessionaria per rientrare nell’equilibrio dei costi imposto dal piano finanziario approvato dall’Autorità di regolazione dei trasporti, che avrebbe conseguenze anche sui circa 1.000 dipendenti di Autobrennero i cui stipendi sono mediamente più alti rispetto a quelli di altre concessionarie.
Toninelli verga che «per questo, al Cipe è stato chiesto di prendere atto dei contenuti dell’Accordo di cooperazione, così come trasmesso dal Mit alla Regione Trentino Alto Adige il 3 aprile, e di acquisire entro il 10 aprile una pronuncia definitiva da parte degli enti territoriali coinvolti sulla condivisione dell’accordo e del nuovo Pef. Il Mit – prosegue la nota – continua ad auspicare di ricevere dalla Regione una risposta definitivamente positiva entro tale termine, così da approvare il progetto di una concessione “in house” al 100% per la A22 entro il 19 aprile. Se così non dovesse essere, non rimarrebbe che avviare le procedure di gara per l’individuazione del nuovo concessionario». Uno scenario che potrebbe essere la soluzione migliore, in definitiva, capace di levare Autobrennero dalle pastoie di una gestione “in house” oggettivamente troppo vincolante anche in termini di rappresentatività dei soci azionisti, che per la pregnante azione della mano governativa che di fatto avrebbe la preminenza sulla volontà dei soci azionisti.
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