Una volta tanto, i fatti confermano le affermazioni fatte dal ministro ai Trasporti ed infrastrutture, Danilo Toninelli (M5s): il tanto annunciato blocco degli aumenti dei pedaggi autostradali c’è, tranne che per una piccola ma importante fetta di rete autostradale, 600 km su 6.000.
Dal 1 gennaio sono aumentate la Torino-Bardonecchia (+6,6%), l’Aosta-Monte Bianco (+6,3%, controllata da Aspi), il CAV (+2%), la Torino-Savona (+2,2%), la Savona-Ventimiglia (+0,7%), la TEM e Brebemi (+2,2%, che si confermano le autostrade più care d’Italia),Tangenziale di Napoli (+1,8%), l’AutoCisa (+1,8%), Autovia Padana (ex Centropadane, +0,1%). La Serravalle ha rinviato l’aumento del 2,62% di un solo mese.
Un blocco comunque temporaneo quello dei pedaggi autostradali: «il ministro del Partito della Trasparenza, annunciando il blocco per soli 6 mesi degli aumenti tariffari, non ha però reso noto i concessionari ai quali è stato invece concesso l’aumento del pedaggio. Tali aumenti, a sorpresa, sono diventati noti agli automobilisti solo una volta al casello» dice Dario Balotta, presidente dell’Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti – Onlit -.
Finisce così in parità, al momento, la partita tra il ministero ai Trasporti e l’Aspi. «Toninelli incassa il rinvio temporaneo dell’aumento dei pedaggi autostradali di Aspi che gestisce 2.850 km di rete su un totale di 5.761 km. Analoga “collaborazione” mostrata da Aspi sulla rinuncia (momentanea) degli aumenti non c’è però stata per il finanziamento della ricostruzione del ponte Morandi, tant’è che il commissario di Genova è partito alla ricerca di un istituto bancario disponibile a pagare le spese connesse alla ricostruzione. Si tratta – prosegue Balotta – di un prestito di 360 milioni garantito, come prescritto dal decreto Genova, da 30 milioni all’anno di fondi statali per 12 anni. Anche in questo giro, consumatori e contribuenti escono sconfitti in attesa di una radicale riforma del sistema delle concessioni autostradali».
Balotta allarga il discorso sul rapporto qualità-prezzo del servizio autostradale, chiedendo all’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) di intervenire al più presto. «Non capisco perché se un cittadino prende un treno Frecciarossa o Frecciargento nel caso in cui questo faccia un ritardo rilevante, abbia diritto al rimborso di parte o di tutto il prezzo del biglietto, mentre chi paga il pedaggio autostradale paga a prescindere dalla qualità del servizio reso – dice Balotta -. Ormai ci sono autostrade – come l’Autobrennero – che non sono materialmente in grado di offrire un servizio di trasporto veloce di qualità, oppure ci sono tratti in cui i cantieri prolungati rallentano per lunghi tratti la circolazione. Sarebbe giusto che l’Art applicasse un meccanismo per cui nella tratta in cui la velocità media s’abbassa per rispetto a quella media, cali in proporzione anche l’importo del pedaggio. Le Concessionarie hanno ormai un profondo telecontrollo della propria rete e riescono a vedere in tempo reale il calo della velocità media dovuto ad incidenti, cantieri o ad eccesso di traffico».
Secondo Balotta «gli utenti delle autostrade dovrebbero pagare il pedaggio in base al puntuale servizio che ricevono da parte delle varie concessionarie. Se la velocità media cala, deve calare anche il pedaggio da riscuotere per la tratta interessata dal rallentamento. E se c’è un blocco della circolazione dovuto ad un incidente, la Concessionaria deve impedire l’ingresso in autostrada di nuovi veicoli che rimarrebbero inesorabilmente fermi, ma che dovrebbero comunque pagare il pedaggio una volta entrati. E anche per i veicoli fermi giàin autostrada deve essere previsto l’esonero dal pedaggio se il blocco supera i 30 minuti di durata».
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