Dea Flavour un fisco più umano rilancia l’azienda leader nazionale nelle sigarette elettroniche

Riassunti i dipendenti licenziati a seguito della batosta fiscale. Ora l’azienda trentina si prepara al rilancio. 

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dea flavour

Il caso della trentina Dea Flavour è un classico esempio di come il fisco possa determinare pesantemente le fortune di un’azienda. In questo caso, l’azienda è nata e si è sviluppata di pari passo al boom delle sigarette elettroniche, specializzandosi nella produzione del liquido contenete nicotina e non usato per il loro funzionamento, proponendo un vastissimo campionario di fragranze.

Nel 2018, al massimo del suo sviluppo, Dea Flavour ha in carico 40 dipendenti e le prospettive di sviluppo sono sempre favorevoli. Peccato che il Fisco ci metta lo zampino con l’introduzione di una tassa retroattiva che ha sconvolto il settore. Con la normativa retroattiva, la società trentina avrebbe dovuto pagare ben 29 milioni di euro per gli anni pregressi. Non solo: il nuovo regime fiscale aggravava il prelievo sulle ricariche delle sigarette elettroniche portandolo a livelli simili a quello delle sigarette ordinarie, facendo crollare i consumi. E la mazzata fiscale non ha tardato a ripercuotersi anche sulla testa dei lavoratori con i licenziamentidei dipendenti e la prospettiva molto concreta del fallimento in quanto i due soci non avevano la capacità economica di pagare la sanzione megamilionaria.

La situazione del comparto non è passata inosservata e la politica ha tentato di mettere la classica pezza sull’errore fatto dal governo Gentiloni, fino ad arrivare ad un nuovo decreto fiscale emanato a fine ottobre che ha di fatto condonato le mega multe milionarieretroattive (il fisco si accontenterà di solo il 5% di quanto dovuto, senza interessi e sanzioni) e cancellato la maxitassazione sul prodotto, riportandolo a 20 centesimi per confezione al posto dei precedenti 4 euro.

I titolari della Dea Flavour tirano un sospiro di sollievo per la fine dell’incubo, con uno dei due titolari, Daniele Campostrini, che sottolinea come «si tratti di una decisione attesa che ha fatto ripartire il mercato, a dimostrazione che tasse troppo alte influiscono negativamente su un settore che invece di per sé è vivace e produce occupazione».

Campostrini non canta ancora vittoria completa, in quanto il decreto è valido fino alla fine dell’anno e c’è il rischio della sua conversione in legge definitiva, in quanto “ballano” ancora i 180 milioni di euro necessari alla copertura definitiva delprovvedimento. «Staremo a vedere, ma siamo fiduciosi perché questo settore interessa circa 800.000 consumatori che utilizzano le sigarette elettroniche. Se la norma sarà confermata, torneremo ad assumere» afferma Campostrini.

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