Basta aste al ribasso fatte on line, pratiche sleali che non garantiscono la trasparenza nella filiera agroalimentare. È l’appello di Giorgio Mercuri, presidente dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari, a pochi giorni della notizia che Eurospin avrebbe acquistato per 31,5 centesimi l’una 20 milioni di bottiglie di passata di pomodoro con un’asta online al doppio ribasso, come denunciato dall’associazione “Terra!” Onlus e dal sindacato Flai-Cgil.
Non tutte le catene di supermercati sostengono l’uso delle aste online a doppio ribasso che non garantiscono la trasparenza della filiera. Alcune sono preoccupate per la concorrenza sleale che può derivare da questo tipo di gara, mentre altre, come Coop, non le hanno mai adoperate.
Nel 2017 Federdistribuzione, Conad e Coop (ma non Eurospin) hanno firmato un codice etico promosso dal Mipaaf, allora guidato dal ministro Martina, contro la pratica delle aste al doppio ribasso. Eurospin ha risposto alle accuse dicendo che «in un mercato veloce, competitivo e fluido, che pianifica poco (al massimo a tre-cinque anni, e noi lo facciamo), le aste online possono anche mettere in difficoltà alcuni operatori, produttori o agricoltori, ma noi dobbiamo fare l’interesse del consumatore. Per questo usiamo questo approccio soprattutto per quei prodotti commodity che non hanno caratteri di innovazione e di distintività: perché c’è differenza tra i diversi pelati e noi ne teniamo conto. Le aste insomma funzionano per i prodotti base, non certo per articoli semilavorati con un loro valore aggiunto intrinseco e una qualità che i nostri clienti vogliono ritrovare sempre nei nostri punti di vendita. E questo ci porta a instaurare rapporti continuativi e duraturi con molti produttori partner. Sempre nel nome del consumatore».
«Siamo molto preoccupati del fatto che alcune catene distributive adottino sistemi non trasparenti di contrattazione dell’acquisto di prodotti alimentari, che risultano fortemente penalizzanti per la filiera produttiva. Nei casi in cui tali metodi vengono usati per l’acquisto di prodotti di qualità certificata (biologico o denominazioni Dop e Igp), riteniamo che si agisca in totale spregio ai maggiori costi e ai sacrifici sostenuti dalle imprese per garantire ai consumatori un prodotto ad alto valore aggiunto» ha detto il presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri, che aggiunge «la ferma contrarietà alle pratiche delle aste online, che presentano offerte al ribasso in modalità tutt’altro che trasparenti è stata espressa anche da alcune grandi catene distributive cooperative preoccupate per la concorrenza sleale che finiscono per subire».
«È ora fondamentale – conclude Mercuri – che nell’ambito dell’approvazione della Direttiva comunitaria contro le pratiche sleali nella filiera alimentare attualmente all’esame del Parlamento UE vengano inserite le aste online nella nozione di pratica sleale, al fine di vietare tali modalità di acquisto non trasparenti che danneggiano i produttori e loro cooperative».