Decreto dignità: forti critiche dall’artigianato e della piccola impresa, mentre c’è soddisfazione nel mondo agricolo

Delusione per le modifiche ai contratti a tempo determinato nelle piccole imprese. Il settore agricolo plaude alla reintroduzione dei voucher. La Lega rischia parte della sua base elettorale.

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Sul decreto dignità approvato definitivamente da parte del Senato è mancata la complessiva quadratura del cerchio, con numerose luci ed ombre, specie tra le imprese di piccola e media dimensione per le modifiche intervenute ai contratti a tempo determinato e il settore agricolo che festeggia per la reintroduzione dei voucher, inopinatamente cancellati dal governo Gentiloni per depotenziare il referendum promosso dalla Cgil.

Cna si dichiara profondamente delusa per «la conversione in legge del decreto dignità senza prestare attenzione alle preoccupazioni sulle modifiche ai contratti a tempo determinato, che ad alta voce si sono alzate per settimane da grandissima parte del mondo datoriale, ma in particolare da artigiani e piccole imprese, non può non lasciare dietro di sé una fortissima delusione. Un decreto che non costruisce strumenti nuovi e più efficaci per coniugare mercato, regole e diritti dei lavoratori, ma modifica in senso peggiorativo regole e strumenti ben funzionanti e efficienti come i contratti a tempo determinato».

Secondo Cna «prima di dipingere l’Italia come un Paese in emergenza per la precarizzazione del lavoro, bisogna rendersi conto che la ripresa dell’occupazione in questi anni è stata possibile proprio grazie ad una legislazione adattiva che ha fatto incrociare le esigenze di chi domanda e di chi offre lavoro, consentendo a migliaia di lavoratori di uscire dal “nero”, da un precariato fatto di finte partite Iva, di finti soci di cooperative, e di poter disporre della protezione piena di un contratto collettivo con tutele, garanzie e diritti».

L’associazione dell’artigianato e delle piccole imprese guarda alle cifre del lavoro precario che il decreto dignità vuole combattere: «da un’analisi comparata dell’occupazione in Italia e in Europa emerge che siamo esattamente nella media e non rappresentiamo nessuna eccezione. La quota di occupati con contratto a tempo determinato, pari al 12,1% è esattamente in linea con il dato dell’Unione Europea, e addirittura più bassa rispetto a quella media dell’area euro, 13,7%. La Francia è a quota 14,8%, l’Olanda è al 18,1%, il Portogallo al 19% e in Spagna quasi un lavoratore su quattro a un impiego a tempo determinato 22,4%. In Europa, però, nessuno si sognerebbe di pensare che un contratto a tempo determinato è un “contratto a bassa dignità” o “a dignità limitata” per il lavoratore rispetto al contratto a tempo indeterminato. Avevamo chiesto, piuttosto, di fare una cosa semplice. Reintrodurre i voucher per tutte quelle micro e piccole imprese che ne hanno spesso bisogno per limitate esigenze di lavoro e di produzione. Non siamo stati ascoltati e il problema resta, e prima o poi occorrerà metterci mano per risolverlo».

Chi è soddisfatto dell’approvazione del decreto e per il ritorno dello strumento del voucher è Coldiretti che parla di «circa 50.000 posti di lavoro occasionali possono essere recuperati con trasparenza nelle attività stagionali in campagna dove sono impiegati soltanto per le attività svolte da disoccupati, cassintegrati, pensionati e giovani studenti che non siano stati operai agricoli l’anno precedente» sottolinea il presidente dell’organizzazione agricola, Roberto Moncalvo. «Con il ritorno dei voucher in agricoltura – sottolinea Moncalvo – si riaffermano i principi originari senza gli abusi che si sono verificati in altri settori e si assicura al settore uno strumento agile, flessibile che semplifica rispondendo soprattutto ad un criterio di tempestività tipica di una attività condizionata dalla natura ma che offre anche una opportunità di integrare il reddito delle categorie più deboli. Ora – continua Moncalvo – occorre fare prestissimo per adeguare la procedura Inps affinchè le novità sui voucher tanto attese dalle imprese agricole siano immediatamente disponibili a partire dalla vendemmia che sta per iniziare e dove vengono impiegati la metà dei voucher utilizzati in agricoltura. Non vorremmo – conclude Moncalvo – che la burocrazia rallenti o addirittura vanifichi gli sforzi fatti dal Governo e dal Parlamento».

Secondo Coldiretti, «meno del 2% del totale dei voucher è stato impiegato in agricoltura dove sono nati e rappresentano un valido contributo all’emersione del lavoro sommerso. Non è un caso che il numero di voucher utilizzati in agricoltura sia praticamente rimasto stabile dal 2011 senza gli abusi che si sono verificati in altri comparti. In agricoltura sono stati venduti negli ultimi cinque anni prima dell’abrogazione poco più di 2 milioni di voucher, più o meno gli stessi dei 5 anni precedenti, pari all’incirca a 350.000 giornate/anno di lavoro. Il valore complessivo delle integrazioni di reddito accordate per le prestazioni a pensionati, studenti, cassintegrati e disoccupati ammonta – conclude la Coldiretti – a circa 22 milioni di euro all’anno mentre la regione dove sono stati più impiegati è il Veneto con poco più di ¼ del totale».

Ora bisognerà vedere come reagirà il mondo imprenditoriale, specie quello del Nord Italia che ha dato ad uno dei due attuali partner di governo, la Lega, un fortissimo consenso elettorale per risolvere i problemi che rallentano la crescita dell’economia e dell’impresa in particolare. Il malessere per il mancato recepimento nel decreto dignità delle aspettative espresse dal mondo imprenditoriale – di qualsiasi dimensione sia, a parte il contentino dei voucher – è molto forte e Salvini rischia di segarsi il ramo su cui ha basato il suo recente successo elettorale. Che così com’è repentinamente venuto, può anche andarsene.