Si è svolta a Roma l’assemblea annuale di Assocarta, con il presidente dell’associazione Girolano Marchi che ha fatto il punto sul comparto e sul suo ruolo nell’economia circolare e nello sviluppo sostenibile, presentando anche i risultati del Rapporto Ambientale 2018.
«La produzione dell’industria cartaria italiana nel primo quadrimestre 2018 è cresciuta dell’1,5% (+3,3% le carte per usi igienico-sanitari, +2,3% il packaging, +3,9% le carte speciali, -1,1% le carte grafiche) così come il fatturato, aumentato del 6,5%, a parziale recupero dei rincari record dei prezzi delle cellulose, sia a fibra lunga NBSK (+48% dal dicembre 2016) che a fibra corta BHK (+62% dal dicembre 2016). Quello delle cellulose è un mercato in cui i produttori sono sempre più concentrati (si veda la fusione di Fibria-Suzano, fornitori di oltre il 50% di cellulosa al mercato globale) – afferma Marchi -. Sotto il profilo della circolarità migliorano le performance con un incremento del 2,2% del consumo di carta da riciclare, prossimo ai 5 milioni di tonnellate l’anno».
La congiuntura del quadrimestre è in linea con la buona chiusura del 2017 che ha realizzato una produzione di 9,1 milioni di tonnellate di carta e cartone (+2,1% 2017/2016) e generato un fatturato di 7,41 miliardi di € (+5,9% 2017/2016), il migliore conseguito rispetto ai livelli pre-crisi (7,7 miliardi di Euro nel 2007). «L’industria cartaria vive un periodo di congiuntura positiva ma è necessario che le cartiere italiane possano operare in condizioni di parità rispetto ai competitors europei. Il settore chiede, infatti, agli interlocutori politici niente più che le condizioni di costo per l’acquisto del gas dei concorrenti (Francia e Germania) oltre al definitivo varo del meccanismo di riduzione degli oneri parafiscali sia con l’ampliamento delle interconnessioni con il Nord Europa (TENP) e i Balcani (TAP) – sottolinea il presidente di Assocarta -. Il TAP mette al sicuro l’Italia e è indispensabile all’industria per continuare a riciclare e fare economia circolare».
Tanto più indispensabile se si considera che il settore non può utilizzare i propri scarti, come fanno i concorrenti esteri (ad esempio la Germania) per produrre energia. «E’ urgente – insiste Marchi -realizzare termovalorizzatori che recuperino energeticamente gli scarti del riciclo dando attuazione ai principi dell’economia circolare. Dev’essere obbligatorio considerare nella pianificazione regionale e provinciale il recupero di questi scarti». Solo il 29% dei rifiuti vengono termo-valorizzati, rispetto a una media europea del 46% e a fronte di un conferimento in discarica degli stessi del 22% (media europea 4%).
«Oltre al fatturato – aggiunge Marchi – nel 2017 è cresciuta l’importanza che gli italiani attribuiscono alla carta (dal 46,5% dell’anno precedente al 54% degli intervistati) in base a una recente indagine condotta da Astra ricerche per Comieco ed è in aumento anche la fiducia degli imprenditori del settore che, nel 2017, hanno investito il 5,7% del fatturato a fronte di una media italiana di investimento che raggiunge il 4%».
Vanno segnalati in particolare gli investimenti fatti per la conversione di impianti dalla produzione di carte grafiche all’imballaggio, con conseguente ampliamento della già elevata capacità di riciclo. Se si considerano il tasso di circolarità (rapporto tra materiali riciclati e uso complessivo delle materie prime), il cartario registra un +55% con punte dell’80% nelle carte per imballaggio mentre la media italiana è al 17,8% e quella europea all’11,4%.
«Il settore cartario – spiega il presidente di Assocarta – oltre che al riciclo della carta, da sempre è impegnato nell’utilizzo attento e sostenibile dello stock di beni che costituiscono il capitale naturale come acqua, foreste e aria, per la tutela delle generazioni future. Tale impegno è riassunto nella XIX edizione del Rapporto ambientale Assocarta diffuso in occasione dell’assemblea. Nell’industria cartaria, spesso indicata quale responsabile di deforestazione, l’84% della pasta per carta vergine impiegata dalle cartiere italiane sono dotati di certificazione forestale». Ciò nonostante, le aree certificate a livello mondiale – pari a circa 3.952 milioni di ettari – rappresentano solo il 10% della superficie forestale globale. Inoltre, la foresta europea è aumentata negli ultimi 10 anni di una area grande due volte la Lombardia (41.285 Km2).
L’acqua, così come la carta da riciclare, il legno e la cellulosa, è una componente fondamentale per la produzione di un foglio di carta. Per il 90% si tratta di acqua di riciclo mentre il 10% è costituito da acqua fresca, cioè 212 milioni di metri cubi corrispondenti al consumo di acqua di una città di 240.000 abitanti (dati 2016).
Sul fronte delle emissioni, il cartario europeo ha risposto alla sfida lanciata dalla UE di ridurre l’80% delle emissioni al 2050 lanciando la “Roadmap 2050” (in Italia è stata presentata nel giugno 2017) per raggiungere questo ambizioso obiettivo. Anche nel contesto europeo l’utilizzo di gas rimane una condizione essenziale per la competitività dell’industria cartaria e la cogenerazione comporta importanti risparmi in termini di emissioni di CO2.
Secondo Marchi «il settore ha ripreso a crescere, ma ciò non dev’essere assolutamente sprecato, anzi dev’essere l’occasione per risolvere nodi irrisolti da tempo come quello del costo del gas, delle infrastrutture per il recupero degli scarti del riciclo, a cui aggiungere la mancata compensazione dei costi indiretti per il “carbon leakage” e l’attuazione della riforma dei certificati bianchi che concili l’esigenza di contenimento dei costi con quello di un livello adeguato di investimenti. E’ necessario approfondire e aprirsi al confronto sotto il profilo del metodo poiché le soluzioni semplici non sempre sono le migliori».