La crescita delle vendite all’estero trainate dal boom degli spumanti. Nasce il comitato di supporto alle politiche di mercato enologico.
E’ record per le esportazioni di vino italiano nel 2018, con un aumento del 13% in valore a gennaio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E’ quanto emerge da un’analisi Coldiretti sulla base dei nuovi dati Istat sul commercio estero a gennaio, divulgati proprio in occasione della giornata conclusiva del Vinitaly, dai quali emerge che a trainare la crescita è ancora una volta il boom degli spumanti, con un balzo in avanti del 26% che conferma il grande appeal delle bollicine tricolori che raggiungono il massimo di sempre nelle vendite all’estero.
Le misure neoprotezionistiche di Trump non si fanno ancora sentire sul vino e gli Usa – secondo Coldiretti – si confermano il primo cliente anche nel 2018, con una crescita del 18% dei consumi di vino “Made in Italy”, seguiti dalla Germania dove l’aumento è del 12%, e dal Regno Unito. Ma ottimi risultati si registrano anche in Francia (+14%), dove gli acquisti di vino italiano sono peraltro praticamente raddoppiati nel giro degli ultimi 10 anni, nonché sul mercato cinese (+16%) e su quello russo (+9%), nonostante le sanzioni continuino a penalizzare gravemente l’agroalimentare tricolore. L’avvio d’anno record per le vendite di vino italiano segue il risultato fatto segnare nel 2017 con l’export che ha raggiunto la cifra di 6 miliardi di euro (+6%) dei quali 1,36 miliardi di euro attraverso le bollicine (+14% rispetto al 2016).
A preoccupare per il futuro sono i rischi connessi agli accordi internazionali siglati o in via di definizione dall’Unione Europea, dal Ceta con il Canada a quello con il Giappone, fino al Mercosur con i paesi sudamericani, dove sono centinaia le Doc italiane che potrebbe rimanere senza tutele. Un problema per un settore che nel 2017 ha raggiunto il fatturato record di 10,6 miliardi di euro soprattutto proprio per effetto delle esportazioni, oltre che dell’aumento dei consumi familiari (+2%) che, dopo anni di calo, hanno ripreso a crescere. Il tutto sostenuto da una struttura produttiva italiana che conta 310.000 aziende agricole e quasi 46.000 aziende vinificatrici.
Nel 2017 la superficie a vite è stata di 652.000 ettari, l’1% in più sull’anno precedente con raccolto stimato intorno ai 40 milioni di ettolitri cioè il 26% in meno rispetto all’anno precedente, che però ha consentito di conquistare nel 2017 il primato mondiale davanti ai cugini francesi. In generale si sta realizzando un riposizionamento globale della produzione tricolore che diminuisce in quantità, ma aumenta in qualità con oltre il 70% dedicata a vini Dodcg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola.
A supporto del settore un gruppo di aziende prestigiose e rappresentative del panorama vitivinicolo nazionale sono state chiamate dalla Coldiretti per fornire il proprio contributo di esperienza e idee nell’ambito del neonato “Comitato di supporto alle politiche di mercato del vino” che sarà coordinato dall’enologo Riccardo Cotarella, arricchito dalle competenze tecniche del prof. Attilio Scienza e del direttore generale di Ismea, Raffaele Borriello. Del tavolo sulle politiche vitivinicole faranno parte le aziende Bellavista, Donnafugata, Mastroberardino, Ceretto Aziende vitivinicole, Cantina Albino Armani, Cantele, Librandi, Casanava di Neri, Pasetti, Ermacora, Futura 14 (fam.Vespa) e Cantina Due Palme.