Il segreto del successo dietro gli pneumatici: quanto contano ormai i piloti?
Giunti all’ottava tappa del Mondiale di F1, next stop a Baku per il Gp d’Europa, è tempo di primi bilanci e valutazioni di quelle che sono le novità portate dal campionato 2017 per quanto concerne regole e migliorie tecniche.
La principale ha riguardato i nuovi pneumatici portati dal fornitore ufficiale della Formula Uno Pirelli: gomme più larghe del 25% rispetto al passato, una novità gigantesca in termini di prestazioni della monoposto. L’impatto visivo per quanto sia evidente non pareggia quello che invece ha dato in termini di grip al pilota: un’aderenza mai avuta prima, una velocità in curva senza precedenti, una stabilità che ha reso possibile l’abbattimento dei tempi su tutte le piste sin qui calcate.
Quello delle gomme è un tema dibattuto da anni, per il potere e l’influenza che hanno sulle prestazioni di macchine e piloti, fino a chiedersi se l’abilità di questi ultimi e degli ingegneri contino ancora qualcosa in termini di successi e sconfitte. E’ innegabile che la corretta gestione delle gomme e funzionalità delle stesse determini in buonissima sostanza il risultato della singola gara e, ovviamente, di tutto il Mondiale. Anche queste prime sette gare sono lì a dimostrarlo: proprio una miglior usura delle gomme e capacità di metterle in temperatura ha permesso alla Ferrari di colmare in così breve tempo l’importante gap che vi era con le Mercedes, sino a pochi mesi fa lontane anni luce.
La vasta scelta di gomme anche all’interno della stessa gara ha posto le quattro ruote al centro delle strategie delle scuderie, sin dalle qualifiche. Molto spesso, infatti, i due top team hanno deciso di tentare l’azzardo della qualificazione in Q2 con le gomme meno performanti, così da garantirsi in gara un treno di gomme nuove in più supermorbide o ultrasoft. Le gomme che ciascun costruttore porta ad ogni Gran Premio sono sette, comprensive di intermedie e da bagnato. In ogni gara, in condizioni totali di asciutto, è obbligato che ciascun pilota utilizzi almeno due differenti mescole: restrizioni che sono state create ad hoc per offrire più spettacolo ed equilibrio fra scuderie. Ma è proprio così?
Dagli stessi piloti sono giunti solleciti per gomme più resistenti, che permettano ai piloti di spingere al limite, nel vero spirito di questo sport. Negli anni invece il successo ha premiato chi ha dimostrato maggior sapienza e sagacia nella gestione degli pneumatici, da guidare con scioltezza e conservando sempre qualcosa nel piede. Insomma, una F1 snaturata, che piace poco a piloti ed ancor meno agli spettatori: solo il ritorno di una Ferrari al top e la sfida fra Campioni del Mondo di lusso come Hamilton e Vettel tengono in piedi uno sport sempre più soporifero.
Ecco perché, al di là di qualche eccesso, ben vengano altri cento Verstappen. E’ di loro che la Formula Uno ha maledettamente bisogno.