Attese meno tasse e più lavoro. Tarda ancora il ritorno al livelli pre crisi del Pil per l’Italia (al 2014) quando altri paesi (ad iniziare dalla Spagna) partendo da una situazione peggiore hanno già recuperato
Che anno sarà il 2017 sotto il profilo economico? Una risposta prova a darla l’Ufficio studi dell’Associazione Artigiani di Mestre, secondo cui per l’Italia sarà un anno in chiaroscuro.
Al netto di eventuali manovre correttive, la pressione fiscale è destinata a scendere di 0,3 punti percentuali (attestandosi così al 42,3%), il Pil dovrebbe aumentare di circa un punto, il numero degli occupati crescere di quasi 112.000 unità e l’esercito di disoccupati scendere di 84.000 persone. A fronte di questi dati positivi, preoccupa, invece, la mole di tempo che sarà necessaria per ritornare ai livelli pre-crisi (ovvero il 2007). Stando ai dati di contabilità nazionale pubblicati dall’Istat il 23 settembre 2016 e relativi al Pil reale (concatenato al 2010) e alle previsioni di Prometeia sugli scenari delle economie locali di ottobre 2016, l’Italia dovrebbe recuperare gli 8,7 punti percentuali di Pil persi tra il 2007 e il 2013 solo nel 2024, vale a dire fra 7 anni. L’Ufficio studi della CGIA segnala che nel 2016 l’economia italiana è “precipitata” ai livelli del 2000, ovvero di 16 anni fa. I consumi delle famiglie, invece, che a causa della crisi sono crollati di 7,6 punti percentuali, si dovrebbero “riconquistare” entro il 2021 e i 28 punti percentuali circa di investimenti bruciati in questi anni non prima del 2032.
Preoccupante anche la situazione relativa al mercato del lavoro. Se tra il 2007 e il 2013 il tasso di disoccupazione è quasi raddoppiato, passando dal 6,1% al 12,1%, le previsioni delle dinamiche occupazionali dell’Istat e di Prometeia stimano che il livello dei senza lavoro (attualmente all’11,5% circa) dovrebbe ritornare al 6% solo nel 2032 (tra ben 15 anni), mentre l’occupazione pre-crisi nel giro di un paio d’anni (2018-2019).
«Sebbene le tasse siano destinate a scendere grazie, in particolar modo, alla riduzione dell’Ires che interesserà solo le società di capitali e l’occupazione è destinata ad aumentare in virtù della fiducia ritrovata tra i piccoli imprenditori – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo – la ripresa economica del nostro Paese rimane ancora molto debole e ben al di sotto della media Ue. Se nel 2017, come riportano le ultime previsioni economiche elaborate dalla Commissione europea, il nostro Pil dovrebbe attestarsi attorno all’1%, in Ue, invece, è destinato a toccare l’1,6%. Tra tutti i 28 paesi dell’Unione, solo la Finlandia registrerà quest’anno una crescita più contenuta della nostra».
L’Italia continua a pagare per intero la scellerata politica decisa da Mario Monti di imporre tagli draconiani alla spesa pubblica e agli investimenti, che hanno depresso l’economia ed allargato all’inverosimile il debito pubblico (ben 300 miliardi, di cui oltre 100 nel solo interregno renziano, a quota 2.211,8 miliari di euro, pari al 133% del Pil) costringendo il Paese ad una stagnazione da cui non sarà facile uscire. Ben diversa la situazione della Spagna, che pur partendo da una situazione di crisi ben peggiore di quella italiana, grazie ad un’oculata e lungimirante azione politica portata avanti dal premier popolare Mariano Rajoy, ha spinto l’acceleratore sul debito pubblico finanziando a deficit la spesa pubblica sorreggendo così l’economia nazionale e l’occupazione, t