Referendum costituzionale di fine novembre: i comitati del Sì e del No preparano campagna

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In campo azioni di raccolta fondi, di comunicazione e di mobilitazione del volontariato

 

elezioni urna mano inserisce schedaAnche se nelle ultime settimane il premier Matteo Renzi fa sfoggio di tranquillità e si sforza a più non posso di depotenziare il risultato del referendum con cui i cittadini dovranno approvare o respingere la riforma costituzionale (invero parziale e pasticciata) approvata dal Parlamento, i comitati del Sì e del No si stanno mobilitando per approntare la macchina elettorale.

Con campagne sui social network e porta a porta. raccolta fondi e mobilitazione dei volontari i comitati affilano le armi  in vista della battaglia di autunno che, più della riforma in sé stessa, ha in palio il futuro politico di Renzi e del suo governo. La campagna in vista del referendum costituzionale, che dovrebbe svolgersi tra la seconda metà e la fine di novembre (in ritardo di oltre un mese su quanto inizialmente previsto), inizia da ora. Gli ultimi giorni di ferie politiche sono decisivi per mettere a punto le strutture che sosterranno le ragioni del Sì e del No. 

A far da fulcro alla campagna ci sono i comitati “civici” “Basta un sì” e “Io voto no”, che si sono fatti promotori della raccolta firme tra i cittadini per la richiesta del referendum. Non saranno però gli unici a muoversi, dal momento che tutti i partiti si sono mobilitati. Per il Sì, le formazioni di maggioranza, dal Pd ai centristi di Ncd, Ala e Sc. Per il No, il centrodestra di Fi-Lega-Fdi, che hanno istituito comitati unitari nazionali e locali, il M5S che ha lanciato un sito e un tour agostano, e i partiti della sinistra. L’obiettivo di ciascuno è portare quanti più elettori possibile a votare, visto che il referendum costituzionale è senza quorum e vince chi riesce a mobilitare più italiani alle urne. Sul fronte del Sì, dopo aver raccolto oltre 500.000 firme valide per la richiesta della consultazione (inutili al lato pratico, perché il referendum era già stato validamente chiesto da oltre un quinto dei parlamentari; ma utilissimo per assicurare al centro sinistra renziano una bella dote di finanziamento pubblico di oltre 600.000 euro), il comitato nazionale per il Sì viaggia col vento in poppa, e spazi televisivi garantiti. Per di più, sul sito www.bastaunsi.it il contatore della raccolta fondi segna già 99.913 euro raccolti “dal basso” (obiettivo: 100.000 euro entro agosto e 250.000 quello finale). La priorità della struttura, coordinata dal senatore Pd Roberto Cociancich e con a capo della comunicazione Simona Ercolani, è far crescere il numero dei comitati locali («siamo già a 3.000», ha detto Matteo Renzi). Saranno questi – in Italia e all’estero, da San Paolo a Stoccolma – i nuclei centrali nel “porta a porta” che inizierà da settembre e si avvarrà del supporto dei “big data” del consulente Jim Messina, guru di Obama. 

La sede nazionale aprirà il mese prossimo in un luogo simbolo per il centrosinistra: piazza Santi Apostoli a Roma. L’idea centrale della campagna per il Sì, spiegano dal comitato, è: «il referendum degli italiani». Accanto ai classici manifesti e spot, si punterà molto su una campagna “orizzontale” attraverso i social (con video e foto di persone comuni) e l’impegno di supporter e volontari. Sono i “testimonial diretti”, è la convinzione, i più efficaci a comunicare i contenuti della riforma. 

Sul fronte opposto, il comitato per il No guidato dai giuristi Gustavo Zagrebelsky e Alessandro Pace è articolato sul territorio in 426 comitati locali per il No (ma ogni giorno, spiegano, ne nascono due o tre nuovi). Anche in questo caso, è attiva una raccolta fondi dal basso: circa a metà agosto (ultimi dati disponibili) si è arrivati circa a 160.000 euro, grazie a piccole donazioni e al fatto che un centinaio di “supporter” del No si sono “autotassati” con mille euro a testa. La campagna si articolerà in iniziative sul territorio – una grande kermesse nazionale dovrebbe svolgersi a fine ottobre – e in un “porta a porta” dei volontari. Ma si punta molto anche sui social, con infografiche che riassumono le ragioni del No e video, di persone comuni e artisti (il modello cui si guarda è quello della campagna per il No all’abolizione del divorzio nel 1974). 

Il comitato per il No non è riuscito a raccogliere le 500.000 firme previste dalla legge e dunque non ha diritto ai 500.000 euro di rimborsi, né gli spazi televisivi di “fascia A” garantiti. Dall’inizio, inoltre, denuncia un’informazione sbilanciata per il Sì e ha perciò chiesto un incontro al presidente della Repubblica. «Faremo di tutto perché la par condicio sia rispettata – annuncia Vincenzo Vita – anche con presidi davanti a Rai e Agcom». Inoltre, spiega Mauro Beschi, è in programma un incontro «con partiti come M5s e Si e forze sociali come Arci e Anpi per chieder loro di mettere a disposizione pezzi della loro capacità comunicativa perché il comitato del No possa esprimersi».