Sottoscritto da Veneto, Lombardia e Trentino il piano di controllo
Dopo il via libera dalla provincia di Trento, può decollare il piano di monitoraggio per la determinazione dei livelli di contaminazione da diossine e policlorobifenili (PCB) delle anguille del lago di Garda.
Il Piano è stato concordato congiuntamente fra la provincia di Trento, la regione Lombardia e quella del Veneto, al fine di valutare la possibilità di utilizzo alimentare di esemplari della popolazione di anguille. I costi relativi alle attività diagnostiche, pari a una spesa complessiva di 65.880 euro sono stati suddivisi in questo modo: 40% alla Regione Veneto, 40 % alla Regione Lombardia, 20% al Trentino (13.176 euro).
Il divieto di pesca delle anguille nel lago di Garda è in vigore dal 2011: in seguito alla segnalazione della Regione Veneto del superamento dei limiti dei tenori massimi di diossine (PCDD/F) e policlorobifenili (PCB) consentiti dalla normativa comunitaria, il ministero della Salute aveva chiesto ulteriori analisi in base alle quali aveva emanato un’ordinanza che vietava agli operatori del settore alimentare di immettere sul mercato o commercializzare al dettaglio le anguille provenienti dal lago di Garda. L’ordinanza era stata ripresa dal presidente della provincia di Trento che, l’8 agosto 2011 aveva disposto il divieto di pesca dell’anguilla.
Sia l’ordinanza ministeriale sia l’ordinanza del presidente della Provincia sono tuttora in vigore, in quanto le valutazioni effettuate dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo sui livelli di contaminazione nei campioni di prodotti ittici del lago di Garda, analizzati nell’ambito dei piani di monitoraggio condotti nel corso degli anni 2012, 2013 e 2014 dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Regione Veneto e dalla Regione Lombardia, suggeriscono di mantenere in vigore le misure di gestione del rischio per la salute umana connesso al consumo di anguille.
Fra i dati interessanti emersi nel corso dei monitoraggi, emerge che le anguille sono i pesci maggiormente contaminati; inoltre, esiste un gradiente di contaminazione delle anguille del lago legato alla latitudine, presumibilmente causato dal flusso delle correnti, pertanto si evidenzia una maggiore concentrazione a Sud, rispetto che a Nord. Infine, la lunghezza delle anguille sembra essere inversamente proporzionale alla concentrazione (anguille più lunghe hanno una minore concentrazione).
Quest’anno Trentino, Lombardia e Veneto, con la supervisione del ministero della Salute, hanno concordato sulla necessità di attuare un piano di monitoraggio congiunto per la determinazione dei livelli di contaminazione delle anguille, per valutare la possibilità di utilizzo alimentare di esemplari dell’intera popolazione di anguille o di specifiche sottopopolazioni.