Le emissioni di carbonio continuano a spingere l’Impronta Ecologica ben oltre le possibilità del pianeta
Secondo i dati del “Global Footprint Network”, un centro studi internazionale sulla sostenibilità con uffici in Europa, Asia e Nord America, in meno di otto mesi, l’umanità ha consumato completamente il quantitativo di risorse a disposizione del pianeta per l’intero anno; budget in cui il riassorbimento delle emissioni di carbonio costituisce più della metà della nostra “domanda alla natura”.
Il “Global Footprint Network” rileva l’andamento delle esigenze dell’umanità nei confronti delle risorse del Pianeta (“Impronta Ecologica”) rispetto alla capacità della natura di far fronte a quelle esigenze (biocapacità). L’“Earth Overshoot Day” (Giorno del sovrasfruttamento) indica quindi la data in cui la domanda annuale di risorse dell’umanità supera ciò che la Terra può rigenerare nello stesso anno. Nel tempo l’“Earth Overshoot Day” si è spostato dai primi di ottobre nel 2000 al 13 agosto di quest’anno.
I costi di questo sforamento ecologico stanno diventando sempre più evidenti e si concretizzano nella deforestazione, nella siccità e nella scarsità di acqua dolce, nell’erosione del suolo, nella perdita di biodiversità ed infine nell’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera. In particolare, se gli attuali modelli climatici sono corretti, gli apporti di CO2 più recenti amplificheranno significativamente gli effetti di quella già presente. Conseguentemente, i responsabili delle decisioni dei governi che terranno conto nelle loro politiche di questi vincoli crescenti avranno sicuramente più probabilità di avere buoni andamenti nei risultati economici di lungo termine delle loro nazioni.
«La sola impronta ecologica da carbonio dell’umanità è più che raddoppiata tra il 1970, anno in cui il mondo ha cominciato ad andare in sovraconsumo ecologico, e oggi. Questa rimane la componente che aumenta più velocemente nel crescente divario tra l’Impronta Ecologica e la biocapacità del pianeta – dice Mathis Wackernagel, presidente del Global Footprint Network e co-ideatore del sistema di misurazione delle risorse denominato Impronta Ecologica -. L’accordo globale per abbandonare gradualmente i combustibili fossili che è in discussione a livello mondiale in vista del summit sul clima di Parigi (dicembre 2015) potrebbe significativamente aiutare a frenare la consistente crescita dell’Impronta Ecologica ed eventualmente a ridurre l’impronta».
L’impronta da carbonio è inscindibilmente connessa alle altre componenti dell’Impronta Ecologica ovvero le aree coltivate, i pascoli, le foreste e le aree biologicamente produttive coperti da edifici e strade. Tutte queste componenti competono per lo spazio. Maggiore è richiesta di cibo e di legname da costruzione, minori sono le aree disponibili per l’assorbimento del carbonio prodotto dai combustibili fossili. Ciò significa che le emissioni di carbonio si accumulano nell’atmosfera anziché essere riassorbite completamente.
L’accordo sul clima atteso a dicembre in occasione della Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite (COP) 21 si focalizzerà sul mantenimento del riscaldamento globale entro i due gradi Celsius al di sopra del livello antecedente la rivoluzione industriale. Questo obiettivo condiviso richiederà alle nazioni di attuare politiche per abbandonare completamente i combustibili fossili entro il 2070: questa è la raccomandazione dell’ Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite che ha effetti diretti sull’Impronta Ecologica delle nazioni.
Ipotizzando che le emissioni di carbonio siano ridotte come minimo del 30% entro il 2030 rispetto al livello attuale, mantenendosi nello scenario suggerito dall’IPCC, l’Overshoot Day – secondo i calcoli del Global Footprint Network – potrebbe nel 2030 tornare indietro al 16 settembre (ipotizzando che le altre componenti dell’Impronta Ecologica continuino ad aumentare alla velocità attuale).
Questo non è impossibile. Infatti la Danimarca ha tagliato le sue emissioni negli ultimi venti anni a questa velocità: dagli anni ’90 ad oggi ha ridotto le sue emissioni di carbonio del 33%. Se il mondo avesse fatto lo stesso (senza cambiare le altre componenti dell’impronta) l’Overshoot Day cadrebbe quest’anno il 3 ottobre. Tutto ciò non per dire che la Danimarca abbia già raggiunto una impronta ecologica sostenibile. Se tutti vivessero come i danesi, l’umanità richiederebbe le risorse di 2,85 pianeti, cosa che farebbe anticipare l’Overshoot Day all’8 maggio.
All’opposto, se tutto continuasse come sempre (“business as usual”), nel 2030 utilizzeremmo l’equivalente di due pianeti con l’Overshoot Day che cadrebbe alla fine di giugno. Alla base di questa proiezione c’è l’ipotesi che gli andamenti della biocapacità, della crescita della popolazione e dei consumi rimangano quelli attualmente previsti. Tuttavia, non è chiaro se un livello sostenuto di sovraconsumo sia possibile senza danneggiare la biocapacità di lungo termine, con conseguente effetti sul consumo e sulla crescita della popolazione.
«Siamo incoraggiati dai recenti sviluppi dei settori avanzati delle energie rinnovabili, che stanno accelerando in tutto il mondo, e dalla crescente consapevolezza del settore finanziario che l’economia a basso utilizzo di carbonio è la via del futuro – dice Wackernagel -. Andando avanti, non possiamo sottolineare mai abbastanza la vitale importanza della riduzione dell’impronta legata al carbonio, impegno che ci si aspetta venga preso dalle nazioni riunite a Parigi».