Reazioni soddisfatte dal mondo della politica e dell’industria
La gestazione è stata piuttosto lunga, ma alla fine di una giornata convulsa il provvedimento è arrivato: il Consiglio dei ministri ha varato un decreto legge per la «continuità delle attività produttive in siti di interesse strategico nazionale» grazie al quale, anche in caso di sequestro, stabilimenti come l’Ilva di Taranto e la Fincantieri di Monfalcone possono continuare a produrre per un anno. Il tutto «subordinatamente – spiega palazzo Chigi – alla presentazione di un piano contenente misure e attività aggiuntive, anche di carattere provvisorio, per la tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro». Si tratta di nuove disposizioni, prosegue il Governo, «volte a garantire la continuità dell’attività produttiva di stabilimenti industriali d’interesse strategico nazionale in presenza di sequestro giudiziario di beni quando questo si riferisce a ipotesi di reato riguardanti la sicurezza dei lavoratori, garantendo allo stesso tempo la salvaguardia dell’occupazione, della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell’ambiente».
Un provvedimento legittimo, sottolinea l’esecutivo anticipando le polemiche, perché non fa altro che «ampliare quanto già previsto dalle disposizioni normative del 2012 sugli stabilimenti d’interesse strategico, disposizioni per le quali la Corte costituzionale ha chiarito la possibilità di un intervento del legislatore circa la continuità produttiva compatibile con i provvedimenti cautelari».
Col nuovo provvedimento si potrà continuare a lavorare a Monfalcone, dove il tribunale ha ordinato il sequestro di alcune aree della Fincantieri destinate alla selezione e allo stoccaggio dei residui di lavorazione. Soddisfatta la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani: «l’intervento del Governo è stato tempestivo e ha offerto una soluzione immediatamente praticabile a una situazione potenzialmente esplosiva», ha commentato. Operazione che però non è stata facile.
Positivo il giudizio di Confindustria: «bene la tempestività con cui il Governo è intervenuto sulla questione Fincantieri per superare lo stallo giuridico-formale che si era creato a causa di una lacuna del nostro ordinamento. Più in generale è importante che produzioni strategiche per l’economia del nostro Paese non vengano interrotte in presenza di condizioni di sicurezza ambientale e sanitaria. Bene anche il chiarimento sui procedimenti pendenti per il rilascio delle autorizzazioni integrate ambientali ai sensi della nuova direttiva europea che, come richiesto a più riprese da Confindustria, consente l’adeguamento alle nuove prescrizioni senza il rischio di bloccare le attività degli impianti produttivi».
Per il presidente di Confindustria Venezia, Matteo Zoppas, «è d’obbligo sottolineare che di nuovo si è dovuto intervenire d’urgenza per risolvere una situazione di incertezza normativa nota da tempo e sui cui spesso Confindustria ha richiamato l’attenzione. Un’emergenza che auspichiamo sia risolta definitivamente per Fincantieri che non si è mai voluta spogliare della responsabilità della gestione dei rifiuti anche per le parti di attività che affida alle imprese appaltatrici». Secondo Zoppas «quanto accaduto – nel totale rispetto per il lavoro della magistratura – evidenzia il formalismo su cui si fonda la normativa sulla gestione dei rifiuti in particolare, e quella ambientale in generale. Ci auguriamo che questo episodio possa stimolare una riflessione seria in merito ad una legislazione che ha bisogno di essere rivista in quanto fa prevalere gli aspetti formali, rispetto agli aspetti sostanziali di tutela dell’ambiente. Serve chiarezza, certezza normativa e soprattutto semplificazione altrimenti le conseguenze possono essere pesanti e portare, come si è visto, addirittura alla chiusura di uno stabilimento – prosegue Zoppas – Se da un lato è giusto che il legislatore abbia inasprito le pene per chi provoca danni irreparabili all’ambiente, dall’altro sarebbe altrettanto giusto che rivedesse quelle norme che, per meri aspetti formali, costringono le attività produttive a blocchi o appesantimenti burocratici che non hanno alcuna rilevanza rispetto alla tutela dell’ambiente. Ciò vanifica gli sforzi che stiamo facendo per attirare nuovi investimenti sui nostri territori e mortifica gli impegni delle imprese che vogliono agire nella correttezza ed essere sempre eticamente responsabili».
Mentre Fincantieri s’appresta a riaprire il sito produttivo di Monfalcone, arriva la conferma che il gruppo si è aggiudicato un contratto con la Guardia costiera del Bangladesh per la fornitura di quattro corvette della classe “Minerva” della Marina Militare Italiana da ammodernare e trasformare in “Offshore Patrol Vessels” e del relativo supporto logistico integrato.
Le unità, destinate ad essere dismesse dalla Marina Militare Italiana per essere sostituite da nuove navi, sono state cedute dalla Marina con un contratto di retrovendita sottoscritto dalla Direzione degli armamenti navali e da Fincantieri. Al termine degli interventi di ammodernamento, che saranno effettuati in Italia e dureranno circa due anni, le unità “Minerva”, “Sibilla”, “Urania” e “Danaide” andranno a costituire l’ossatura portante della flotta della Guardia costiera del Bangladesh con un prolungamento della vita operativa superiore a vent’anni. Per quanto riguarda la prima coppia di navi, la “Minerva” e la “Sibilla”, il 29 giugno scorso le due unità sono giunte presso il bacino Fincantieri di Genova, dove hanno preso avvio i lavori di ammodernamento e conversione che verranno completati presso l’arsenale militare di La Spezia.