Cresce la protesta a difesa delle produzioni casearie Dop tipiche italiane
«E’un’altra presa di posizione che allontana sempre più l’Unione europea dai cittadini» dichiara Coldiretti Emilia-Romagna che così commenta la diffida che la Commissione Ue ha inviato all’Italia per chiedere la fine del divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per fare formaggi e altri prodotti derivati dl latte, previsto storicamente dalla legge nazionale.
Secondo Coldiretti Emilia-Romagna, voler imporre all’Italia di produrre «formaggi senza latte» ottenuti con la polvere è l’ultimo diktat di una Europa che tentenna su emergenze storiche come l’emigrazione, ma che è pronta ad assecondare le lobby che vogliono costringerci ad abbassare gli standard qualitativi dei nostri prodotti alimentari difesi da generazioni di produttori». Soprattutto, per Coldiretti una simile imposizione «significa dare un altro duro colpo agli allevamenti che producono latte per formaggi di alta qualità, come il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano, con molta fatica per contenere la concorrenza dei tanti prodotti d’imitazione ottenuti con minori garanzie sanitarie e sociali».
«Già in un settore importante per la nostra regione, come il Parmigiano Reggiano, stiamo assistendo negli ultimi anni alla difficoltà degli allevamenti penalizzati da prezzi che non coprono i costi di produzione. Solo negli ultimi cinque anni – rileva Coldiretti – dal sistema Parmigiano Reggiano sono usciti quasi cento allevamenti l’anno: nel 2009 gli allevamenti che producevano latte per Parmigiano Reggiano erano 5.544, oggi sono rimasti in 3.093. E’ inutile che la Commissione Ue faccia proclami sulla qualità quando poi, in nome di una “libera circolazione delle merci”, è pronta a dare il via libera a qualsiasi produzione che con il prodotto originale (il formaggio) non ha niente da spartire».
Per Confagricoltura «è necessario prevedere una migliore etichettatura dei prodotti lattiero-caseari, obbligando la distinzione chiara tra quelli ottenuti utilizzando latte fresco e quelli per i quali è stato impiegato anche latte condensato o in polvere». «Senza una norma a tutela dell’attuale situazione – dice Gian Paolo Coscia, presidente di Confagricoltura Piemonte – diventa necessaria una migliore etichettatura a difesa della qualità dei formaggi italiani e per una maggiore chiarezza verso il consumatore. La nostra regione – prosegue Coscia – proprio per la quantità e la qualità della produzione casearia, è in prima linea nella difesa dell’eccezionalità del formaggio italiano, uno dei prodotti più identificativi dell’agricoltura nazionale, apprezzato e richiesto in tutto il mondo. Serve una normativa che tuteli allevatori e consumatori; per questo la proposta di una nuova specifica etichettatura diventa una vera e propria esigenza».
Sulla questione scende in campo anche la politica, che non si trattiene dalla polemica. «Difendere il settore lattiero caseario italiano è un impegno che dovrebbe riguardare tutte le forze politiche con i fatti e non a parole come pretendono di fare certi esponenti della destra a partire dalla Lega» affermano i deputati Pd della commissione agricoltura Nicodemo Oliverio, capogruppo, e Michele Anzaldi. I parlamentari del Pd ricordano che fu un eurodeputato eletto nella Lega Nord, Oreste Rossi, a presentare un’interrogazione scritta alla Commissione europea a gennaio 2013 chiedendo all’Europa di intervenire per eliminare il divieto di detenzione di latte in polvere nei caseifici. «A questi politici amanti dallo slogan facile – scrivono Oliverio e Anzaldi in una nota – ricordiamo che è stata proprio un’interrogazione scritta alla Commissione europea da un noto esponente della Lega Nord, poi passato in Forza Italia, che nel 2013 ha sollecitato l’Ue a procedere contro l’Italia. In quell’atto, infatti, veniva invocato l’uso del latte in polvere per gli yogurt e si chiedeva di modificare la legge italiana». «Ecco come la destra difende con i comunicati stampa il “Made in Italy” e gli allevatori, salvo poi appoggiare le lobby del tanto peggio quanto meglio con atti ufficiali – affermano i deputati Pd -. Consigliamo alla Lega di stare lontano dal tema del latte, visto che gli italiani a causa sua hanno dovuto pagare 4 miliardi di euro per le multe delle quote».
Tocca al vicecapogruppo dei senatori del Carroccio, Sergio Divina, difendere la Lega Nord sul tema: «il Governo non ha il coraggio di prendere in mano la situazione e di evitare ai produttori italiani di seguire le direttive dell’Unione europea per produrre formaggi sostanzialmente anche senza latte fresco. Sarebbe il colpo di grazia al settore lattiero-caseario, uno dei fiori all’occhiello della nostra agricoltura e anche delle nostre esportazioni perché la gastronomia italiana ha ancora un marchio, un nome e un suo mercato. Abbiamo bloccato il Governo quando voleva seguire gli standard americani, ossia invecchiare il vino non più in botti, in barrique, ma usando dei trucioli. Il tempo necessario per l’invecchiamento di sei, dodici o diciotto mesi si riduceva a poche settimane, ma non era lo stesso prodotto – sottolinea Divina -. In quel modo si sarebbero alterate le peculiarità dei nostri grandi vini, e adesso si cerca di farlo anche con i nostri formaggi. E’ la cosa più assurda mai sentita. Per un paese come il nostro che ha una solida tradizione di produzioni di qualità con latte di stalla e latte di malga certificate Dop. Realtà come il mio Trentino non potranno mai accettare che i suoi formaggi possano esser prodotti con latti disidratati in polvere».