La Commissione Ue ha diffuso i suoi giudizi sui vari piani strutturali di bilancio presentati dai paesi europei, promuovendo l’Italia, mentre per i maestrini della frugalità olandesi è arrivata una sonora bocciatura e i tedeschi sono stati rimandati all’esame di riparazione. Una soddisfazione non da poco per il governo Meloni che, se non dovesse fronteggiare le zavorre dello scialo legato al Superbonus 110% e del Reddito di cittadinanza, avrebbe potuto presentare conti ancora migliori, specie dinanzi a coloro che fino ad oggi si ergevano a numi tutelari dell’ortodossia di bilancio.
Secondo la Commissione europea, il Piano strutturale di bilancio a medio termine (Psb) dell’Italia «soddisfa i requisiti» del nuovo Patto di stabilità. «Definisce un percorso fiscale credibile» per garantire che il debito pubblico sia posto su un percorso discendente credibile. Le misure nel piano poi, per l’esecutivo comunitario «soddisfano i requisiti per giustificare un’estensione» a sette anni. Per Bruxelles, poi, il Documento programmatico di bilancio (Dpb) dell’Italia è «in linea con le raccomandazioni» grazie a una spesa netta proiettata entro i limiti previsti.
Chi invece che i compiti a casa non li ha fatti o li ha fatti in modo parziale, la Commissione europea ritiene che il Piano strutturale di bilancio dei Paesi Bassi non soddisfi i requisiti del Patto di stabilità, unico tra i 21 esaminati a non passare l’esame: Bruxelles propone così al Consiglio Ue di raccomandargli un percorso di spesa coerente. I Paesi Bassi buscano una bocciatura anche sul Documento programmatico di bilancio, «non in linea» alle raccomandazioni di spesa.
Tra i rimandati perché giudicati «non pienamente in linea» i Dpb di Germania, Estonia, Finlandia e Irlanda per la spesa, e di Lussemburgo, Malta e Portogallo per la mancata riduzione dei sussidi energetici, mentre la Lituania «rischia di non essere in linea» sulla spesa.
La linea della prudenza e della responsabilità della spesa fatta propria dal governo Meloni e dal ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti escono premiati, rafforzando anche il peso dell’Italia nella compagine europea, specie in un momento di crisi che stringe in particolare gli altri due motori dell’Unione, Germania e Francia.
Per l’Italia il vero banco di prova è atteso il prossimo gennaio con il giudizio finale del Consiglio europeo. Intanto il governo Meloni dovrà tradurre in azioni tangibili le promesse scritte nel piano perché a fronte di maggiore elasticità del nuovo Patto di stabilità, l’Europa chiede risultati concreti e coerenti, oltre che misurabili, con il paese che questa volta parte da una posizione di forza, non più sotto il maglio della violazione delle regole finanziarie europee, stando ben attenti a non sprecare l’occasione propizia.
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