Dopo due anni di rialzi, i tassi d’interesse stanno finalmente calando e la discesa sarà decisiva per far ripartire il credito delle banche alle famiglie, con le banche dal braccino corto. A fronte dei risultati estremamente positivi raggiunti dal settore bancario italiano negli ultimi anni (ai 16,4 miliardi di euro di utili del 2021, ai 25,4 miliardi del 2022 e ai 40,6 miliardi del 2023, potrebbero sommarsi, secondo stime preliminari, altri 50,2 miliardi del 2024, per un totale, nell’arco di quattro anni, di oltre 132 miliardi di profitti), ora si tratta di intervenire sul sostegno agli investimenti delle imprese e ai consumi delle famiglie.
I record degli utili delle banche dal braccino corto sono stati accompagnati da rafforzamenti e miglioramenti dei coefficienti patrimoniali che metteranno il sistema creditizio in condizione di sostenere al meglio l’economia reale. Dopo un periodo di continui aumenti, che hanno toccato il picco a fine 2023, i tassi applicati dagli istituti di credito stanno progressivamente diminuendo, ma con diverse velocità.
Secondo una ricerca del Centro studi di Unimpresa, nel comparto dei mutui il tasso d’interesse è sceso dal massimo del 4,3% di novembre 2023 al 3,2% di settembre 2024. Rimane su livelli ancora elevati il credito al consumo che è passato dal picco di oltre il 9% a una media dell’8,7%, mentre i prestiti personali sono scesi dal massimo del 7,2% all’attuale 5,6%.
«La progressiva riduzione dei tassi potrebbe avere un impatto positivo sulle famiglie italiane, facilitando l’accesso al credito dopo una fase, complessa, di alta inflazione e costo della vita in forte aumento – commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora -. Con tassi più contenuti, le banche potrebbero favorire una ripresa delle erogazioni, soprattutto per quanto riguarda i mutui e i prestiti personali. Questo cambio di rotta potrebbe favorire una rapida ripresa del mercato immobiliare dalla quale scaturirebbero importanti benefici per l’intero ciclo economico». O per sostenere specifici comparti industriali in crisi, come quello automobilistico, dove l’acquisto con finanziamenti rateali o in leasing è quasi sempre la normalità, ma con tassi all’acquirente, salvo qualche lodevole eccezione – anche oltre il 10%, specie per i finanziamenti oltre i 3-4 anni, il mercato non si smuove.
Il totale del credito bancario alle famiglie, che a settembre 2024 si è attestato sui 665 miliardi di euro, in calo rispetto ai 678 miliardi di luglio 2022, potrebbe invertire la rotta se la tendenza alla discesa dei tassi si consolidasse, in special modo se, come probabile, la Banca centrale europea, seguendo i comodi del suo presidente Christine “croissant” Lagarde, taglierà ulteriormente il tasso di riferimento nella prossima riunione di dicembre.
«Uno scenario di questo tipo favorirebbe, oltre al comparto del mattone, la ripresa dei consumi e degli investimenti privati, con un impatto positivo sull’economia complessiva. Lo stato di salute positivo, confermato dalle ultime trimestrali presentate dai principali gruppi (quasi 20 miliardi i profitti dei primi cinque), permette alle banche di affrontare la fase attuale con risorse adeguate e con una maggiore propensione al sostegno del credito, tornando a esercitare non solo l’importante ruolo sociale, ma a essere un vero motore per l’economia – sottolinea Spadafora -. La combinazione tra tassi più bassi e maggiore solidità finanziaria rende le banche più inclini a facilitare l’accesso al credito. Con risultati di bilancio estremamente positivi e in continua crescita, gli istituti di credito possono non solo erogare finanziamenti con tassi ridotti, ma anche diversificare e ampliare le offerte di prestito, per rispondere in modo mirato alle esigenze delle famiglie italiane». Le banche dal braccino corto possono ben allungare un po’ l’arto.
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