Audizione dei designati eurocommissari: l’Ursula Bis inizia con il passo sbagliato

Il designato al clima e alla fiscalità Wopke Hoekstra conferma la deriva del “Green Deal” rigettando la revisione dei divieti sull’auto termica e sui biocarburanti.

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Il cammino della seconda Commissione europea guidata da un’immeritata Ursula von der Leyen inizia con il passo sbagliato, almeno stando all’esito delle prime audizione dei  designati eurocommissari, a partire da quello per il Clima e la fiscalità, il popolare olandese Wopke Hoekstra, che ha confermato in toto il percorso disegnato dal suo predecessore Frans Timbmermans, olandese pure lui ma del fronte socialista, nonostante siano ormai visibili gli effetti di una deriva ambientalista ideologica, con la manifattura europea costretta a rinunciare a produrre per via dei maggiori vincoli ambientali e dei relativi aumenti di costo, annunciando sempre più chiusure di siti produttivi e licenziamenti di migliaia di addetti.

Nell’audizione dei designati eurocommissari Hoekstra ha stupito molti eurodeputati nel corso della sua audizione. A una domanda della leghista Silvia Sardone sul futuro dei biocarburanti, tecnologia dove l’Italia è all’avanguardia e che costituisce un esempio concreto di economia circolare capace di valorizzare scarti e rifiuti, producendo carburanti capaci di abbattere fino al 90% le emissioni dell’attuale parco circolante di vetture termiche, il candidato eurocommissario al Clima ha detto «penso che ci sia un futuro luminoso per i biocarburanti, ne abbiamo bisogno di più, ma non possiamo riaprire gli impegni presi su come procedere nell’automotive», puntualizzando ad una successiva domanda dell’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Michele Picaro, che «i biocarburanti non possono far parte del mix» di transizione dell’automotive «perché è eccessivamente difficile renderli completamente neutrali dal punto di vista delle emissioni».

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Salvo ribadire subito dopo di credere in un «futuro brillante» per i biocarburanti, in particolare quelli di «terza generazione». Un futuro con più opportunità, secondo Hoekstra, «non tanto nel comparto dell’automotive, quanto, ad esempio, nell’industria delle compagnie aeree», in cui si lavora per renderli più sostenibili. «Probabilmente hanno bisogno di maggiori incentivi europei e di essere aiutati a innovare e a trarre profitto».

Quanto al divieto di vendita di vericoli con motore termico al 2035, Hoekstra ha ribadito che «il primo pilastro per l’automotive è la prevedibilità. Molti amministratori delegati delle case automobilistiche ci hanno detto che possono raggiungere gli obiettivi e l’elettrificazione, ma hanno bisogno di investimenti nelle colonnine. E’ giusto, dobbiamo fare di più». Non solo: «Quello che suggerirei è che, insieme al commissario per i Trasporti Tzitzikostas e altri, intraprendiamo un dialogo con l’industria automobilistica – ha sottolineato Hoekstra -. Mi batterò ferocemente per questo. Sono meno sicuro che cambiare i target salverà» il comparto, ha evidenziato ancora, indicando poi la necessità di «concentrarsi sull’elettrificazione». Nei suoi nuovi orientamenti politici, la Commissione von der Leyen si è impegnata «ad avere obiettivi precisi per gli “e-fuel”. Continuo a pensare che l’innovazione negli “e-fuelsia più adatta ad altre filiere rispetto alle auto» ha precisato Hoekstra.

Le perle dell’Hoekstra-pensiero dopo il Clima hanno spaziato anche sulla tassazione degli stati europei, secondo cui «soprattutto in tempi di disuguaglianze purtroppo crescenti dobbiamo garantire che chi ha le spalle più larghe porti il peso maggiore. Intendo lavorare a un’iniziativa europea sulla tassazione che possa aiutare la competitività» del Continente e gli obiettivi di transizione. «Le tasse – ha evidenziato – possono essere uno strumento fondamentale per centrare i nostri obiettivi climatici, aiutando la competitività dell’Ue. I nostri sistemi fiscali devono facilitare e non ostacolare la transizione verde, quindi è importante garantire che anche i nuovi arrivati, come le aziende high tech, paghino la loro quota, come fanno le industrie e le imprese tradizionali».

Oggettivamente, dall’audizione dei  designati eurocommissari ce n’è da rimanere allibiti, perché Hoekstra e futuri compagni di viaggio dell’Ursula Due, sempre che possa partire, si stanno comportando come quei passeggeri del Titanic che continuarono a ballare infischiandosene del fatto che il transatlantico avesse già iniziato a imbarcare acqua che poi l’avrebbe fatto affondare. L’Unione europea pare un Titanic politico che si consola con il “Green Deal”, nonostante che l’impatto con la realtà sia già avvenuto, con le imprese che stanno comunicando a raffica la chiusura di fabbriche e il licenziamento di manodopera a migliaia, spesso a decine di migliaia.

Dinanzi agli Stati Uniti che con la vittoriosa affermazione di Donald Trump farà una sostanziale marcia indietro sugli scenari ambientalistici impostati dalla bocciata gestione Biden-Harris, rilanciando sulla produzione di energia fossile e manifattura interna, l’Europa pare destinata a perdere sempre più posizioni, vuoi per la riduzione dell’export verso gli Usa causa l’innalzamento dei dazi, vuoi per la concorrenza che la Cina concentrerà sull’Europa, distruggendo ancora di più quel po’ di manifattura che sopravviverà alla crisi indotta dalla Commissione Ue Ursula Uno, che l’Ursula Due non cambierà affatto.

 

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