Aumentano le disparità fra le famiglie italiane e tra lavoratori autonomi e dipendenti, con quelle povere sempre più povere e quelle più ricche che hanno difeso bene il proprio patrimonio anche nel biennio difficile intercorso fra il 2020 e il 2022, quando il reddito medio delle famiglie è aumentato dell’1,4% al netto dell’inflazione, ma rimanendo oltre il 10% al di sotto dei livelli del 2006, prima della grande crisi finanziaria.
E c’è un dato che spicca, nell’indagine sui bilanci delle famiglie italiane della Banca d’Italia: le famiglie con reddito principale da lavoro ‘indipendente’ – liberi professionisti, autonomi, imprenditori, soci o gestori di società, atipici – pur tra una grande variabilità fra le categorie che ne fanno parte, fra il 2020 e il 2022 hanno aumentato il proprio reddito medio del 2,8%, oltre il triplo rispetto al +0,8% delle famiglie dei dipendenti e contro un calo del 2,6% per le famiglie con reddito principale da pensioni.
La fotografia, scattata dalla Banca d’Italia sulla base di interviste condotte fra gennaio e dicembre 2023 su un campione di circa 9.600 famiglie, getta luce su ciò che è accaduto in termini di distribuzione dei redditi negli anni complicati del post-pandemia e dello scoppio della guerra in Ucraina, con l’inflazione che in Italia prendeva il volo arrivando a fine 2022 a quasi il 12% e costringendo il 20% dei più poveri a ridurre non solo le spese energetiche, ma anche altre spese “comprimibili”. Un periodo in cui – nonostante l’allarme per l’impatto economico dei confinamenti sul lavoro autonomo – la categoria degli “indipendenti” ha difeso meglio di tutti i propri redditi: «verosimilmente – si legge nel rapporto – anche per la maggiore capacità di molti di questi lavoratori di adeguare i propri compensi all’inflazione».
Sempre fra il 2020 e il 2022, dai dati della Banca d’Italia emerge un divario crescente, ampliatosi di circa 1,3 punti percentuali, fra il 10% delle famiglie con reddito più basso che ha percepito il 2% del totale dei redditi equivalenti, e il 10% delle famiglie più ricche cui è andato il 29,7% di quei redditi.
Anche in termini di patrimonio, «il divario tra la quota di ricchezza netta detenuta dai più ricchi e quella in capo ai meno ricchi continua ad essere maggiore rispetto al periodo pre–pandemico», si legge nel Rapporto: alla fine del 2022 il 10% meno ricco delle famiglie possedeva meno dello 0,1% del patrimonio netto complessivo, mentre il 10% più ricco ne deteneva circa il 52%. Due punti percentuali in più rispetto al 2020, che riflettono anche il beneficio, per chi aveva investimenti, dell’andamento positivo dei mercati.
Un divario nella ricchezza che si accompagna, anche qui, a forti disparità di distribuzione tra lavoratori autonomi e dipendenti: la ricchezza pro capite media, nel caso degli ‘indipendenti’ come principali percettori di reddito, grazie anche a una maggiore componente di ricchezza finanziaria e in quote di aziende oltre che in immobili, nel 2022 superava 300.000 euro, oltre tre volte i circa 100.000 euro dei dipendenti e contro gli oltre 150.000 euro dei pensionati.
Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie di “Dario d’Italia”, iscrivetevi al canale Telegram per non perdere i lanci e consultate i canali social della Testata.
Telegram
https://www.linkedin.com/company/diarioditalia
https://www.facebook.com/diarioditalia
© Riproduzione Riservata