Crisi automotive: Tavares ribatte, «caos creato da altri, non sono un mago»

L’inaugurazione del salone dell’auto di Parigi scenario per cercare di capire la direzione della crisi che si allarga sempre di più man mano che cresce la presenza dell’auto cinese, già all’11% del mercato europeo.

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Crisi automotive
L'amministratore delegato di Stellantis, il pensionando Carlos Tavares.

La crisi dell’automotive europeo sta iniziando a fare saltare i nervi ai vari amministratori strapagati delle case automobilistiche, ad iniziare da quello di Stellantis, il pensionando Carlos Tavares, che all’apertura del salone dell’auto di Parigi è sbroccato con «altri hanno creato il caos e voi chiedete a me di risolvere la situazione e di garantire posti di lavoro. Non sono un mago, sono un essere umano come voi».

Tavares è partito al contrattacco rispondendo così a chi gli chiede rassicurazioni in particolare sul fatto che non saranno tagliati posti di lavoro. Basta poco a riaccendere le scintille con la politica, nonostante Tavares spieghi che i problemi nascono soprattutto dalle nuove regole europee e si dica «totalmente aperto» a proseguire il dialogo con il governo Meloni circa il futuro di Stellantis per quanto riguarda gli stabilimenti presenti in Italia.

A chi gli chiedeva se alla luce dei rilievi ricevuti dopo l’audizione parlamentare di venerdì scorso a Roma per capire la crisi dell’automotive, il dialogo con l’esecutivo italiano si fosse interrotto, Tavares torna a tendere la mano agli interlocutori italiani. Durante l’audizione di venerdì, ha precisato, «ho cercato di spiegare la situazione, che non si devono confondere le cause dell’attuale difficoltà con i sintomi. Il sintomo è che la situazione è caotica, la causa che sta alla radice è che è stata imposta una normativa» europea.

Tavares assicura il proprio impegno ma lancia anche qualche strale: «faremo del nostro meglio per risolvere la situazione, ma il governo non può mettersi da parte e dire “aspettiamo finché non avrete risolto la situazione”, il governo deve fare la propria parte». E’ qui che spiega di «non essere un mago» a chi lo riporta sul tema dell’occupazione dei lavoratori del gruppo già al centro di uno scambio con la stampa dove il boss di Stellantis non aveva escluso l’ipotesi tagli all’occupazione.

Tavares insiste sul fatto che il problema fondamentale è la regolamentazione comunitaria sull’elettrificazione del comparto. In un’altra intervista, aveva sostenuto che «chiudere le frontiere ai prodotti cinesi è una trappola perché aggireranno le barriere investendo in stabilimenti in Europa. Stabilimenti che verranno in parte finanziati da sovvenzioni statali, nei Paesi (Ue, ndr,) a basso costo».

A preoccupare Tavares, non è tanto «la concorrenza con i cinesi o con chiunque altro, sono gli altri ad essere preoccupati. In Stellantis siamo pronti. Il punto è che l’Europa teme la concorrenza, ha paura di entrare in gara», tornando, tra l’altro, ad invocare la necessità di incentivi statali per rilanciare la domanda: «non chiediamo soldi per Stellantis. Chiediamo soldi per i consumatori, per i cittadini».

Quanto al futuro di Mirafiori, il ceo di Stellantis si è mostrato ottimista. L’anticipo al 2025 della produzione della 500 ibrida nello stabilimento torinese, come annunciato nei giorni scorsi, dopo il sostanziale fallimento della versione a batteria, «avrà un impatto molto positivo e molto significativo – afferma – Penso che la produzione sarà nell’ordine di 80-100.000 vetture all’anno. La buona notizia è che siamo riusciti a comprimere i tempi per portare i powertrain ibridi per la 500 a Mirafiori prima di quanto annunciato in precedenza. Guardiamo alla fine del 2025, un tempo significativamente più breve rispetto al passato».

Intanto, la scelta dell’elettrificazione coatta della mobilità imposta dalla Commissione europea di Ursula von der Leyen è all’origine della crisi dell’automotive europeo che sta scavando abissi nei conti delle case automobilistiche europee, registrando la crescita degli annunci di riduzione o fermata della produzione di modelli solo a batteria, anche per via degli ingenti costi che le case stanno sostenendo per i richiami dovuti a malfunzionamenti della parte elettrica dei veicoli, riattivando le linee inopinatamente fermate dei motori termici, magari con l’aggiunta di un po’ di elettrificazione.

Intanto, nel bailamme che si è venuto a creare complice politici europei incapaci ed impreparati, a godere sono i produttori cinesi che hanno ormai conquistato l’11% del mercato continentale e che si preparano a salire ancora grazie a prodotti, non solo elettrici, ma anche termici esteticamente e tecnologicamente all’avanguardia, oltretutto proposti a prezzo scontato rispetto alla produzione europea. Di fatto, ormai si può acquistare una berlina di classe media superaccessoriata al prezzo di un’utilitaria europea proposta in versione base.

 

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