Nel terzo trimestre del 2024, il panorama economico italiano mostra segnali di stabilità, ma sale il pessimismo specie tra le imprese medio grandi della manifattura. Secondo un’indagine della Banca d’Italia, il 72% delle imprese con almeno 50 addetti ha giudicato la situazione economica generale come stabile, anche se il saldo tra le valutazioni favorevoli e sfavorevoli è rimasto negativo, attestandosi a -15 punti percentuali.
In particolare, l’industria in senso stretto ha registrato un saldo di -20 punti, indicando una crescente preoccupazione per le difficoltà che questo settore sta affrontando. Le valutazioni sulla domanda totale si sono leggermente deteriorate, risentendo di un calo sia della domanda interna che di quella estera specie a seguito del forte calo della Germania, principale mercato di sbocco del “Made in Italy”. Le imprese della manifattura hanno subito un marcato peggioramento, con il saldo tra chi ha registrato un’espansione delle vendite e chi ha visto una contrazione che si è ridotto di quasi 10 punti percentuali, portandosi a -17.
Al contrario, i settori dei servizi e delle costruzioni continuano a mostrare segni di crescita, seppur con tassi inferiori rispetto al trimestre precedente, con saldi di 8 e 19 punti percentuali rispettivamente.
Guardando al futuro, circa la metà delle aziende dell’industria e dei servizi prevede comunque vendite sostanzialmente stabili per l’ultimo trimestre 2024. Il pessimismo è più diffuso nell’industria, dove il saldo negativo nelle attese occupazionali è diventato sempre più evidente: circa il 15% delle imprese nel settore industriale e nei servizi prevede un ridimensionamento della propria forza lavoro, mentre solo il 7% prevede un aumento.
Altro aspetto rilevante riguarda le aspettative salariali. Il 65% delle imprese nel settore delle costruzioni prevede un aumento delle retribuzioni orarie, mentre questa percentuale è rimasta sostanzialmente stabile negli altri comparti, attestandosi attorno al 62%. Per quasi il 90% delle aziende che prevedono di aumentare i salari, gli incrementi saranno inferiori al 4%, con il 60% dei casi che non supererà il 2%. Cifre che indicano una prudenza nel gestire le spese per il personale, riflettendo le incertezze economiche, ma che non fanno recuperare la forte erosione del potere d’acquisto dei lavoratori.
Cautela tra le imprese medio grandi pure sugli investimenti: nonostante le difficoltà, le aziende continuano a pianificare una crescita della spesa nominale per investimenti rispetto all’anno precedente, anche se a un ritmo meno sostenuto rispetto ai mesi precedenti. Il saldo tra chi si attende una maggiore accumulazione e chi prevede una riduzione è di 11 punti percentuali, con un contributo significativo proveniente dalle aziende dei servizi, che mostrano un saldo di 21 punti.
I prezzi di vendita, d’altro canto, hanno mostrato una tendenza al rallentamento per le imprese dell’industria e dei servizi, con variazioni annuali pari all’1,2% e al 2,2% rispettivamente. Al contrario, nel settore delle costruzioni, i prezzi hanno accelerato, con un incremento del 4,4%. Le imprese dell’industria in senso stretto prevedono però un aumento dei listini dell’1,8% nei prossimi 12 mesi, mentre nei servizi e nelle costruzioni si attende una sostanziale stabilità.
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