Payback sanitario: intervenire per cancellarlo subito per non fare fallire le aziende

Appello di sei associazioni di categoria al governo Meloni per non interrompere le forniture al sistema sanitario pubblico.

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La quadratura della finanziaria 2025 si fa improvvisamente più difficile dopo il taglio della crescita acquista dal Pil per il 2024 operato dall’Istat e a rendere più ostico il quadro c’è anche la questione del payback sanitario che scarica sulle aziende fornitrici del sistema sanitario nazionale parte dei disavanzi miliardari accumulati dalle regioni nell’acquisto di dispositivi sanitari.

Sei associazioni di settore (Aforp; Confapi salute, università, ricerca, Confindustria Dispositivi Medici, Coordinamento Filiera, Fifo, Pmi Sanità) in una lettera congiunta inviata al ministro della Salute, Orazio Schillaci, al ministro delle Imprese e del “Made in Italy”, Adolfo Urso, al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e al presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga hanno chiesto di convocare un tavolo tecnico per cancellare il payback sanitario sui dispositivi medici nella legge di bilancio.

In sintonia con quanto dichiarato nel Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029, le sei associazioni firmatarie riaffermano la volontà di lavorare insieme e con il governo per la sostenibilità del sistema sanitario pubblico, «identificando un progetto di governance necessario e improcrastinabile. Se non si cancella il payback – prosegue la lettera ai ministri – si continuerà inesorabilmente a creare disavanzi sempre più insostenibili per le Regioni, e a gettare le imprese del settore in una condizione di incertezza totale e costante, tale da causare la chiusura di molte imprese e il reale rischio che al Ssn, ovvero alle singole regioni, arrivino prodotti obsoleti e di scarsa qualità». Sempre che poi arrivino se le aziende fornitrici falliscono.

«Ricordiamo – spiegano le sei sigle firmatarie della lettera – che la filiera industriale dei dispositivi medici è un comparto strategico, ovvero un patrimonio di grande valore in termini di occupazione, creazione di Pil, investimenti in ricerca, innovazione tecnologica, supporto professionale per la migliore gestione delle prestazioni, formazione degli operatori sanitari, che oggi è fortemente a rischio di sopravvivenza». Una sopravvivenza resa difficile dall’insipienza e impreparazione della classe politica regionale.

 

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