Il sistema fiscale italiano ha molte pecche, tra cui una palese iniquità, a partire dal trattare in modo differente gli stessi guadagni a seconda di come vengano conseguiti: tartassati se provenienti dal lavoro dipendente o autonomo – con l’eccezione dei forfettari al 15% -, tassati per quelli da impresa e fisco leggero per quelli da capitale e cedolari secche.
Per il 72% degli italiani, la lotta ad evasione ed elusione fiscale potrebbe contribuire a ridurre le disuguaglianze. Mentre per il 61%, accanto alla lotta all’evasione e all’eluzione servirebbe anche un sistema fiscale più equo: che sia progressivo e che non comporti disparità tra contribuenti nelle stesse condizioni economiche.
L’indagine dell’Istituto Demopolis per Oxfam Italia evidenzia che «l’85% degli italiani concorda che il sistema fiscale italiano sia oggi poco o per niente equo». Inoltre, sempre secondo l’indagine, 7 italiani su 10 sarebbero oggi favorevoli ad un’imposta europea sui grandi patrimoni, che in Italia si applicherebbe allo 0,1% più ricco della popolazione, circa 50.000 cittadini, con patrimoni netti superiori ai 5,4 milioni di euro.
Una misura in grado di rafforzare l’equità del nostro sistema fiscale e generare risorse da destinare al finanziamento dei crescenti bisogni sociali, al contrasto a povertà e disuguaglianze e alla lotta contro i cambiamenti climatici.
Secondo l’indagine il giudizio di iniquità del sistema fiscale italiano è una convinzione trasversale all’elettorato, espressa dal 76% degli elettori di Forza Italia e Fratelli d’Italia, dal 77% di quelli della Lega, dall’86% degli elettori di Alleanza Verdi e Sinistra, dall’89% di chi esprime la propria preferenza di voto per il Partito Democratico e dal 93% degli elettori del M5S.
Inoltre solo 1 cittadino su 5 è convinto che sia pienamente rispettato l’art. 53 della Costituzione, in base al quale tutti sono chiamati a concorrere «alle spese pubbliche in ragione della propria capacità contributiva» e secondo criteri di progressività, ovvero con un incremento del prelievo più che proporzionale all’aumento della ricchezza posseduta. Per il 41% degli intervistati le prescrizioni costituzionali sono rispettate solo in parte, per oltre un terzo degli intervistati (il 37%) non lo sono affatto.
«L’indagine conferma come un riequilibrio complessivo del prelievo non sia più oggi derogabile – ha commentato Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia – e quanto la potente suggestione di una riduzione generalizzata delle imposte, su cui si è incardinata la riforma fiscale dell’attuale Governo Meloni, non attecchisca in modo preponderante tra i cittadini. A concordare con il “meno imposte per tutti” è infatti solo il 25% degli italiani, una percentuale che scende al 20%, quando al calo indiscriminato delle imposte si associa il rischio di definanziamento e riduzione dei servizi pubblici. Per quasi due terzi degli italiani è preferibile invece una ridistribuzione dei carichi fiscali all’insegna di una maggiore equità impositiva».
L’auspicata maggiore equità impositiva è ormai un mero feticcio, visto che i governi al solo annuncio di studiare un rialzo dell’imposizione per i ricchi nel giro di pochi giorni sono costretti a fare una precipitosa marcia indietro visto che chi è milionario o miliardario ormai non ci pensa su due volte a fare fagotto e ad abbandonare stati guidati da governi tassatori, come ha dimostrato quello inglese o, qualche anno fa, quello francese, per lidi fiscalmente più accoglienti, come il paradiso fiscale (tasse sui redditi personali a quota zero) del principato di Monaco o, più recentemente, la stessa Italia che propone una tassazione forfettaria di soli 200.000 euro all’anno per milionari et similia.
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