Eni avvia la riconversione in bioraffineria dell’impianto di Livorno

Sarà pienamente operativo nel 2026 con una capacità produttiva di 500.000 tonnellate anno di Diesel HVO.

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Eni prosegue gli investimenti nella riconversione dei propri impianti dal fossile ai biocarburanti: dopo Venezia e Gela ora tocca a Livorno: «abbiamo presentato il progetto della bioraffineria, ma soprattutto condiviso i vari passaggi che abbiamo fatto con le istituzioni nazionali, regionali e locali che ci hanno portato ad avere l’autorizzazione Via ottenuta all’inizio di settembre» ha detto a Livorno Pietro Chèrié, direttore della raffineria Eni al termine dell’incontro in prefettura in cui è stato illustrato il progetto della nuova bioraffineria. «Il progetto lo vogliamo costruire assieme – ha sottolineato Chèrié – per essere pronti nel 2026 a mettere in marcia la bioraffineria».

«Il progetto consiste nella realizzazione all’interno del sito di Livorno di una bioraffineria per la produzione di combustibili a basso contenuto di impronta carbonica – ha spiegato Chèrié – Sostanzialmente biocarburanti derivanti da materie prime biologiche e rinnovabili. Considerate che i biocarburanti hanno un’impronta carbonica tra il 65 e il 90% inferiore a quella di un combustibile tradizionale, per cui sono un vettore energetico utilizzabile da subito che consente una riduzione significativa dell’impatto carbonico».

Si stima per Eni un investimento superiore ai 500 milioni di euro nel periodo di realizzazione della bioraffineria che coinvolge tutto il sito attuale. «La cosa significativa di questo progetto – ha proseguito Chèrié – è che noi ci trasformiamo in bioraffineria, mentre continuiamo la marcia di alcuni impianti del ciclo carburanti. Abbiamo fermato alcuni impianti del ciclo lubrificanti che verranno riutilizzati nel progetto della bioraffinazione dando così anche nuova vita alle strutture esistenti, ma soprattutto abbiamo reso disponibili risorse presenti in raffineria altamente qualificate che ulteriormente verranno formate per la realizzazione del progetto e quanto ai livelli occupazionali noi prevediamo che sostanzialmente rimangano inalterati a regime quando avremo la bioraffineria, fatto salvo il periodo di costruzione – ha aggiunto -, in cui ovviamente, come è facilmente immaginabile, ci sarà un incremento dell’indotto per la realizzazione dell’impianto con picchi di circa 1.000 persone nel 2025, per cui sono impatti occupazionali estremamente positivi per il territorio».

Quanto alla capacità produttiva, Chèrié ha specificato che «l’impianto della nuova bioraffineria di Livorno avrà un volume di produzione di 500.000 tonnellate all’anno di carica, sostanzialmente per la produzione di Hvo, cioè il diesel di origine biologica che può essere utilizzato da subito nelle nostre automobili e camion e soprattutto utilizzando la filiera già presente in termini di distribuzione e di motori a combustione interna». Fattore quest’ultimo che lo rende strategico rispetto all’elettrificazione della mobilità imposta dall’Europa, visto che per ridurre consistentemente le emissioni inquinanti basta solo scegliere la giusta pompa di carburante all’atto del rifornimento, oltretutto senza aggravi economici per il consumatore visto che il prezzo è identico, a differenza delle “sorprese” che accadono alla colonna di ricarica dell’auto elettrica.

Oltre alla riconversione tecnologica della raffineria Eni esistente, bisogna allestire anche tutta la catena di fornitura di materia prima da rigenerare proveniente dal territorio. «Per la produzione occorreranno poco più di 500.000 tonnellate all’anno di materia prima – ha aggiunto Chèriéaltamente diversificata che arriverà anche dalle nostre agri-hub cioè dalla promozione di filiere agricole su terreni residuali che stiamo sviluppando in Africa assieme alle comunità locali, ma arriverà anche dalla produzione e dal riutilizzo di olii esausti, di grassi animali, di scarti vegetali e di quant’altro questo nuovo mondo di trasformazione energetica ci consentirà di utilizzare per la produzione di biocarburanti».

 

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