Attacco alle autonomie speciali da parte del PD nazionale

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maria-elena-boschi-ilnordestAlla Leopolda di Firenze, la ministra Boschi si dice favorevole alla soppressione delle regioni e province a statuto speciale. Reazione stizzita delle autonomie

Le regioni e province autonome sono sempre al centro dell’interesse della politica nazionale, sia di maggioranza che di opposizione, che le vede come il fumo negli occhi e non fa mistero di volerle abolire.

L’ultima in ordine di tempo la giovane e fascinosa ministra alle riforme Maria Elena Boschi nella cornice della “Leopolda 3” in svolgimento a Firenze, subito supportata dal presidente della Conferenza delle regioni, Sergio Chiamparini, entrambi esponenti del PD. Boschi, discutendo di autonomie speciali, ha detto che «non è il momento propizio, ma sarei favorevole alla soppressione di queste realtà». Il presidente del Piemonte Chiamparino, al convegno annuale della Fondazione Iniziativa Subalpina a Stresa, ha rilanciato affermando che «in materia di Titolo V della Costituzione, si dovrebbe affrontare la questione delle regioni a statuto speciale, anche perché, come dice il film di Alain Resnais, “La guerra è finita”», associando la specialità an qualcosa di residuato bellico da smaltire al più presto.

Le dichiarazioni dei massimi esponenti del Pd nazionale non potevano passare inosservate, specie da parte dei “loro” amministratori locali, molti espressioni di realtà speciali. Per il presidente PD del Consiglio della provincia autonoma di Trento, Bruno Dorigatti, «occorre una reazione ragionata e vigorosa a questo continuo stillicidio di attacchi rivolti anche al Trentino», che è necessario far capire agli italiani e agli esponenti del PD in particolare «che una terra di montagna come la nostra dimostrando di sapersi amministrare da sola e senza chiedere denari allo Stato più di quanti ne versi all’erario, che è uno straordinario modello da seguire per uscire dalla crisi, un fiore all’occhiello del sistema Paese. E non un privilegio da abbattere, perché muoia Sansone con tutti i filistei, perché il mal comune è già mezzo gaudio».

Fuoco pure dalle opposizioni del Trentino. La Lega Nord prende spunto dal recente accordo tra Stato ed autonomia speciale trentina in tema di rapporti finanziari per infilzare il presidente della provincia di Trento, Ugo Rossi, a capo di una maggioranza autonomista progressista: «il rischio di un ulteriore sacrificio di 150 milioni richiesto al Trentino nella Legge di stabilità, unito con le parole del Ministro Boschi, dimostrano quanto aleatorio per il futuro della nostra autonomia sia l’accordo sottoscritto a Roma dal Presidente Rossi. Un accordo che alla prima prova dei fatti rischia di essere non rispettato dal Governo Renzi», invitando il governatore Rossi «a valutare molto attentamente se ritirare i ricorsi da 3 miliardi di euro alla Consulta o meno; se poi aggiungiamo le parole del Ministro Boschi abbiamo un ulteriore motivo per riflettere ulteriormente sul ritiro di tali ricorsi. Il disegno centralista del Governo Renzi di omologare le autonomie speciali alle regioni ordinarie va avanti velocemente e costantemente. Forse è il caso di fare gli interessi del Trentino e non ritirare i ricorsi alla Consulta».

Critiche anche da Forza Italia del Trentino, che invita la ministra Boschi «a porre la sua attenzione su quelle regioni, soprattutto verso quelle a guida PD o comunque di area centro sinistra, che ancora oggi sono fucina di sprechi e di spese insostenibili. Noi siamo tra quelli che vogliono che l’autonomia sia da aggiornare e riequilibrare lì dove ci sono storture ovvero dove ci sono ancora dei margini di miglioramento, ma non staremo a guardare quantunque si vorrà tentare di eliminare quanto faticosamente e con grande lungimiranza la comunità del Trentino Alto Adige ha conquistato nel tempo».

Seccato il presidente del Trentino, Ugo Rossi, che in una nota afferma come «le dichiarazioni del ministro Boschi sulle Regioni a statuto speciale ripropongono stanche litanie peraltro non veritiere né aggiornate. Il Trentino Alto Adige, proprio grazie all’Autonomia speciale sta facendo uno sforzo enorme ed altrettanto “speciale” per dare una mano al Paese». Rossi dice «di aver avuto modo di manifestare il mio disappunto al presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi alla luce tra l’altro dello sforzo eccezionale che il nostro territorio si è impegnato a sostenere per garantire la tenuta dei conti dello Stato. Lo stesso sottosegretario Delrio, in sede di accordo ha dato atto della responsabilità dimostrata dal Trentino e dall’Alto Adige che impegnano una considerevole quota del proprio bilancio per la tenuta del “sistema Italia”. Dichiarazioni che continuano ad alimentare luoghi comuni sui nostri presunti privilegi non fanno bene a nessuno e mortificano chi, come la nostra comunità, non si è mai sottratta a fare il proprio dovere».

debora serracchianiL’uscita di Boschi ha gettato zizzania anche nelle alte sfere del PD nazionale: la presidente della regione autonoma Friuli Venezia Giulia e vice segretario nazionale del PD Debora Serracchiani risponde a muso duro: «sull’attuazione, difesa e valorizzazione della specialità regionale sono i fatti a parlare per me, e parlano chiaro. Nel Titolo V della Costituzione sono rimaste intatte le prerogative delle Regioni speciali grazie a un lavoro lungo e difficile cui come presidente del Friuli Venezia Giulia ho dato il mio contributo convinto, coordinando l’azione delle altre Autonomie. Lo stesso vale per tutti i rapporti Stato-Regione, in cui abbiamo trattato da pari a pari senza soggezione e facendo valere fino in fondo la specialità cui nessuno intende rinunciare. Questi sono i fatti, come è un fatto che interventi sulle Regioni speciali non sono nell’agenda del Governo: il resto sono chiacchiere». Non paga, la Serracchiani “cazzia” anche altri colleghi presidenti di regione: «chi avesse bisogno di chiarimenti dovrebbe chiederli altrove, ad esempio al presidente Caldoro, il quale è noto per aver chiesto non solo l’abolizione delle Regioni speciali ma addirittura – conclude la presidente – lo scioglimento di tutte le Regioni». Insomma, al vertice del PD le idee sulle autonomie regionali sono sempre confuse, molto confuse.