Conti pubblici tra luci ed ombre: a giugno forte aumento delle entrate e del debito pubblico

I dati forniti dalla Banca d’Italia evidenziano una crescita del 9,9% del gettito e di 30,3 miliardi del debito. Cottarelli: «serve una seria revisione della spesa pubblica per ridurre il deficit».

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Conti pubblici italiani tra luci ed ombre a giugno 2024. Secondo i dati forniti dalla Banca d’Italia, a «giugno le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 42 miliardi, in aumento del 9,9% (3,8 miliardi) rispetto al corrispondente mese del 2023», aggiungendo che «nel primo semestre del 2024 le entrate tributarie sono state pari a 248,8 miliardi, in aumento del 7,5% (17,5 miliardi) rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso».

Per la buona notizia dell’incremento del gettito tributario, fa da contraltare quella negativa del nuovo aumento del debito pubblico. Sempre secondo i dati forniti da Banca d’Italia, a giugno 2024 «il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 30,3 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.948,5 miliardi. L’incremento riflette il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (15,3 miliardi), la crescita delle disponibilità liquide del Tesoro (13,5 miliardi, a 45,4), nonché l’effetto degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (1,4 miliardi)».

I dati sui conti pubblici dovrebbero spingere il governo Meloni verso una decisa manovra di razionalizzazione della spesa pubblica nazionale che dopo la crisi pandemica del 2020-21 ha rotto ogni argine dilagando oltre la soglia dei 1.000 miliardi all’anno, di cui un centinaio sono legati al pagamento degli interessi sul debito pubblico che, secondo le previsioni dell’economista Carlo Cottarelli, è destinato a passare dell’attuale rapporto debito-Pil del 137-138% al 140% per poi iniziare a scendere anche per via degli obblighi nel nuovo patto di stabilità imposto dall’Unione europea.

«Sarà un cammino di lenta discesa, perché tra un decennio il debito pubblico sarà ancora a livelli del 130% del Pil, un livello che rende l’Italia vulnerabile al rischio di shock e dipendente dall’aiuto esterno» dice Cottarelli che per mettere il Paese sulla via della crescita del Pil e della riduzione del debito pubblico serve «una crescita doppia rispetto a quella attuale, simile a quella di Spagna e Portogallo del 2-2,5% annuo, oltre a mettere mano ad una seria revisione della spesa pubblica».

Cottarelli richiama la politica a gestire meglio i conti pubblici, frenando gli appetiti clientelari sul presunto tesoretto che si starebbe accumulando per via della crescita del gettito maggiore di quanto inizialmente stimato: «è necessario mettere da parte per la riduzione del debito le maggiori entrate che derivano da una maggior crescita piuttosto che discutere di un “tesorettoda spendere».

Da parte sua, il ministro alle Finanze Giancarlo Giorgetti dovrebbe unire alla doverosa prudenza che predica in ogni dove, anche un colpo di reni per tagliare gli sprechi, a partire da quelli ingiustificabili che albergano in tanti settori dello Stato e delle amministrazioni locali, che la politica non tocca per timore di perdere consenso nei troppi appuntamenti elettorali che si susseguono praticamente ogni sei mesi. Giorgetti deve prendere il coraggio che hamagari darne pure a coloro che sono più pavidi – ed agire per evitare che la situazione finanziaria nazionale sfugga completamente di mano e che dalla bonaccia si passi alla tempesta sui mercati finanziari. E con una zavorra da 3.000 miliardi pure le navi inaffondabili s’inabissano.

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