Primo, forte segnale del crollo delle auto elettriche in Europa a seguito dell’azzeramento delle politiche statali di incentivazione, anche sull’onda della realtà che l’elettrificazione della mobilità non risolve affatto il problema delle emissioni ad essa collegate, oltre ad esporre l’Europa ad una pericolosa dipendenza dal monopolista cinese in fatto di batterie e di terre rare.
L’esito delle elezioni europee è chiaro, con l’affermazione generalizzata di tutte le formazioni politiche contrarie alla deriva demagogica del “Green deal” e del divieto al 2035 di vendita di veicoli con motore termico, con la necessità di anticipare al 2025 l’appuntamento del 2026 di revisione del programma di elettrificazione a tappe forzate della mobilità europea, rilanciando la tecnologia motoristica europea a partire dal Diesel che su fronte delle emissioni risulta vincente nel confronto del “tutto” elettrico, specie se alimentato con i nuovi carburanti rinnovabili a basso tenore di carbonio.
A maggio il mercato dell’auto in Europa Occidentale (UE+EFTA+UK) ha registrato 1.092.901 immatricolazioni di veicoli nuovi, con un calo del 2,6% su maggio 2023 e con un calo di ben il 24,3% sull’ultimo mese di maggio ante-crisi, che è quello del 2019. Non particolarmente soddisfacente neppure il risultato dei primi cinque mesi dell’anno. Le immatricolazioni sono state 5.569.024 con una crescita contenuta nel 4,6% rispetto allo stesso periodo del 2023 e con un calo del 19,7% sullo stesso periodo del 2019.
L’andamento negativo di maggio è dovuto in misura considerevole ad una frenata delle immatricolazioni di auto elettriche che hanno fatto registrare nel mese un calo del 10,8% rispetto allo stesso periodo del 2023 con veri e propri crolli in alcuni mercati importanti come quello della Germania (-30,6%) e dell’Italia (-18,3%) e con una contrazione della quota delle vendite di elettriche pure, che è passata dal 15,2% del 2023 al 13,9%.
Sul crollo delle auto elettriche pesa anche l’introduzione di dazi fino al 48% sui veicoli importati dalla Cina, dove molte case europee producono i loro modelli economici o di classe medio-bassa e media per sfruttare le economie di scala e i minori costi produttivi.
Intanto, le case costruttrici dinanzi alla realtà di un mercato europeo che, senza la droga degli incentivi pubblici, non premia l’auto elettrica ed ibrida ricaricabile, stanno spostando gli investimenti dall’elettrico al rilancio dei motori termici. Interessante notare che stanno aumentando le richieste di componentistica della propulsione Diesel dopo il suo sostanziale abbandono a seguito dello scandalo delle emissioni truccate che ha colpito ingiustamente una tecnologia che di suo non aveva colpe.
Dopo la presa atto della filiera manifatturiera, ora tocca alla politica europea agire rapidamente per uscire dalla folle ubriacatura elettrica per tornare a valorizzare la tecnologia europea e con essa tutta la filiera manifatturiera ed occupazionale.
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