Confindustria Ceramica ha presentato le indagini statistiche per l’anno 2023 relative alle imprese attive nella produzione di ceramica italiana, come piastrelle e lastre, ceramica sanitaria, porcellana e stoviglieria, materiali refrattari, ceramica tecnica e laterizi.
Complessivamente sono 252 le aziende della ceramica italiana, che occupano 26.211 addetti diretti e fatturano oltre 7,5 miliardi di euro. L’internazionalizzazione produttiva in Europa e Nord America, da parte di aziende controllate da ceramiche italiane, sfiora il miliardo di euro di fatturato.
In concomitanza con l’assemblea annuale di Confindustria Ceramica, il cambio della presidenza per il biennio 2024 – 2026, con Augusto Ciarrocchi che succede all’uscente Giovanni Savorani.
Le piastrelle di ceramica prodotte in Italia.
Sono 125 le aziende presenti sul suolo italiano, che nel corso del 2023 hanno prodotto 373,7 milioni di metri quadrati (-13,3% sull’anno 2022), e dove sono occupati 18.432 addetti diretti, in leggera flessione rispetto all’anno precedente. Le vendite complessive sono state di 369,2 milioni di metri quadrati (-17,8%). Le vendite in Italia superano gli 84,4 milioni di metri quadrati (-8,9%) mentre l’export si attesta 284,8 milioni di metri quadrati (-20,1%). Il fatturato totale delle aziende italiane di piastrelle sfiora i 6,2 miliardi di euro (-14,1%), che provengono per 5 miliardi dalle esportazioni (-15,4%; quota del 82% sul fatturato) e per 1,1 miliardi di euro da vendite in Italia. Gli investimenti a 474 milioni di euro, in crescita del 7,4% sul 2022, e con una quota del 7,7%.
La ceramica sanitaria.
Sono 29 le aziende industriali produttrici di ceramica sanitaria in Italia, di cui 26 localizzate nel distretto di Civita Castellana (Viterbo). L’occupazione complessiva è di circa 2.560 dipendenti diretti, la produzione è pari a 3 milioni di pezzi. Il fatturato è di 350 milioni di euro, con vendite sui diversi mercati esteri per circa 140 milioni di euro (40% del totale).
L’industria dei materiali refrattari.
Le 30 aziende attive nella produzione di materiali refrattari occupano 1.566 addetti, con una produzione di 252.500 tonnellate. Il fatturato totale è in flessione rispetto allo scorso anno (344 milioni di euro; -7,9%) e deriva da vendite sul territorio nazionale per oltre 137 milioni di euro, e da esportazioni superiori ai 206 milioni.
Il settore dei laterizi.
Il settore dei produttori italiani di laterizi si compone di 59 imprese, la cui occupazione ammonta a 3.000 addetti: nel 2023 il fatturato è stato di 650 milioni di euro, principalmente realizzato sul mercato italiano. La produzione totale ammonta a 3,9 milioni di tonnellate.
Le stoviglie in ceramica.
Le 9 aziende industriali italiane del comparto occupano 656 dipendenti, per una produzione 9.900 tonnellate e con vendite di prodotto finito pari a 8.800 tonnellate. L’attività sul mercato domestico rappresenta l’80% delle vendite totali. Il fatturato 2023 è pari a 55,9 milioni di euro (-7%), di cui il 65% realizzato in Italia.
«In un contesto internazionale caratterizzato dalla bassa domanda, l’accesa competizione richiede il rispetto delle regole del Fair Trade. L’attenzione è rivolta all’India, che continua a crescere sui mercati europei mentre negli Stati Uniti, pochi giorni fa, le autorità competenti hanno considerato ammissibile la domanda di dazi antidumping sull’import indiano compresi tra il 400% e l’800%. In Europa questi sono inferiori al 10%, totalmente insufficienti per contrastare la concorrenza sleale – commenta il presidente uscente di Confindustria Ceramica, Giovanni Savorani -. L’energia rappresenta un fattore particolarmente critico per la nostra competitività. Gli attuali prezzi dell’energia termica confermano la necessità della “gas release”, che sconta ancora l’assenza dei decreti attuativi, una misura strutturale per la sicurezza energetica nazionale».
Ma per Savorani il problema maggiore è costituito dalle regole europee sul sistema delle emissioni: «drammatico è il meccanismo degli ETS, un sistema che per l’industria ceramica italiana – i cui siti rappresentano il 10% del numero totale con l’1% delle emissioni – è totalmente incapace di promuovere un reale percorso di decarbonizzazione. Le quotazioni della CO2 sono fatte dalla speculazione finanziaria che “prezza” un’alternativa tecnologica al gas naturale che oggi non esiste, per indisponibilità di combustibili green alternativi o per costi di 3-4 volte superiori. ETS è un meccanismo che ha previsto, per le imprese europee più esposte al rischio di delocalizzazione, la possibilità di compensare parzialmente i maggiori costi dell’energia elettrica indotti dal sistema, misura disattesa dall’attuale Commissione europea per l’industria ceramica».
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