Il mercato del lavoro segnala a marzo nuovo record di occupazione, che raggiunge un tasso del 62,1% con 23.849.000 le persone con un posto in Italia. Aumentano soprattutto i dipendenti a tempo indeterminato e risalgono anche gli autonomi. Allo stesso tempo scende la disoccupazione, che tocca il 7,2%.
I dati dell’Istat sull’occupazione confermano l’andamento positivo per il mercato del lavoro, salutati con soddisfazione da governo e maggioranza, che rivendicano le politiche messe in campo e «lo stop all’assistenzialismo» del reddito di cittadinanza.
Una situazione che probabilmente rende inutile i nuovi incentivi per l’occupazione rivolti in particolare a giovani, donne e Sud: i bonus, che prevedono lo sgravio contributivo del 100% per due anni, per le assunzioni a tempo indeterminato fatte dall’1° settembre 2024 al 31 dicembre 2025 per un controvalore di 2,8 miliardi, in una situazione di sostanziale piena occupazione, con le imprese che faticano a trovare nuova manodopera, specie al Nord Italia. Soldi che varrebbe la pena di spostare sulle agevolazioni alla fidelizzazione dei lavoratori all’azienda.
Gli ultimi dati Istat indicano a marzo una crescita di 70.000 occupati rispetto a febbraio. E rispetto a marzo 2023 il numero è superiore di 425.000 unità: risultato dell’incremento di 559.000 dipendenti permanenti e di 46.000 autonomi, a fronte della diminuzione di 180.000 dipendenti a termine.
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Nel complesso, il mondo dell’occupazione vede i lavoratori dipendenti raggiungere i 18.793.000 unità, gli autonomi quota 5.056.000. Positivo anche il primo trimestre 2024: nel confronto con il quarto trimestre 2023, si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,2%, per un totale di 56.000 occupati.
Tornando ai dati di marzo, l’aumento dell’occupazione risulta trasversale: coinvolge sia gli uomini sia le donne e tutte le classi d’età, ad eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa. Ma sebbene si registri un maggior numero di lavoratori donna (sono oltre 10 milioni) la strada da fare resta ancora tanta: a marzo il tasso di occupazione per le donne sale al 53% e per gli uomini al 71,1%, ai livelli massimi. Ma la forbice rimane ampia e il livello distante dalla media europea. A marzo scende anche il tasso di disoccupazione giovanile che arriva al 20,1%; mentre in generale il tasso di inattività resta stabile al 33%.
Se l’occupazione è a livelli da record, secondo l’Eurostat è da record anche il monte di ore settimanali lavorate, oltre le 49, che interessa ben il 9,6% dei lavoratori italiani, contro una media del 7,1% a livello europeo, dato composto soprattutto da quel 29,3% di lavoratori autonomi contro appena il 3,6% dei dipendenti.
Ma se gli italiani lavorano e tanto, il Belpaese va male sul fronte della redditività dell’occupazione. Secondo l’Ocse, il reddito reale pro capite delle famiglie dei paesi industrializzati è aumentato dello 0,5% nel quarto trimestre del 2023 e dell’1,2% nel 2023, dopo un calo dello 0,2% nel terzo trimestre. La crescita del reddito reale pro capite ha superato la crescita del PIL reale pro capite dello 0,2%.
Il reddito reale pro capite delle famiglie è aumentato nella maggior parte dei Paesi OCSE nel quarto trimestre del 2023. Dei 19 Paesi per i quali sono disponibili i dati, 11 hanno registrato un aumento, 6 hanno visto una diminuzione e 2 sono rimasti fermi. Tra le economie del G7, il reddito familiare reale pro capite è aumentato nel Regno Unito, in Francia e negli Stati Uniti. Il Regno Unito ha registrato un aumento del reddito familiare reale pro capite dello 0,5% nel quarto trimestre del 2023, nonostante il PIL pro capite sia diminuito per il quarto trimestre consecutivo. Questa crescita del reddito reale è stata trainata principalmente dall’aumento delle prestazioni sociali diverse dai trasferimenti in natura.
La Francia e gli Stati Uniti hanno entrambi registrato una crescita del reddito familiare reale pro capite nel quarto trimestre (rispettivamente dello 0,7% e dello 0,4%) dopo un calo nel trimestre precedente. D’altro canto, il Canada ha registrato un calo sia del reddito familiare reale pro capite (-0,7%) che del PIL reale pro capite (-0,8%) nel quarto trimestre del 2023, in parte a causa della continua e forte crescita demografica.
L’Italia ha registrato un calo contenuto del reddito familiare reale pro capite (-0,4%) mentre il Pil è cresciuto dello 0,6%, mentre in Germania il reddito familiare reale pro capite è rimasto invariato, sebbene il PIL reale pro capite sia diminuito dello 0,6%.
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