Il Diesel rinasce in Cina con nuovi record di efficienza, ma l’Ue lo bandisce

La scelta unilaterale dell’elettrificazione della mobilità è fallimentare. Troppo alti i costi di produzione, l’impatto ambientale e la domanda di energia che non c’è.

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La strada per l’elettrificazione totale della mobilità al 2035 così come deciso dalla Commissione europea con l’avallo dell’Europarlamento rischia di essere lastricata da perdite multimiliardarie, in euro e in dollari, perché l’aver abiurato alla tecnologica del motore a combustione interna, a partire dal Diesel, costituisce un danno economico, sociale e pure ambientale.

Le case costruttrici internazionali stanno facendo i conti con il mercato che non accetta l’offerta sempre più forte di veicoli elettrici, vuoi per il loro costo ancora elevato nonostante gli incentivi pubblici, vuoi per il forte rischio di deprezzamento del veicolo acquistato a causa dei continui tagli di prezzo di quelli nuovi (Tesla docet), vuoi per i rischi di incendio ancora elevati, vuoi per la difficoltà di ricarica per chi non ha un garage o un posto auto dotato di presa elettrica, oltre ai maggiori costi e vincoli di utilizzo.

Ford ha reso noti i costi relativi alla sua produzione di veicoli elettrici, secondo cui nel primo trimestre 2024 le perdite sono salite a 1,3 miliardi di dollari, pari ad una perdita per ognuno dei 10.000 veicoli elettrici prodotti di ben 132.000 dollari. E lo stesso sta accadendo anche alle altre case costruttrici, anche se per pudore non hanno diffuso i dati dei loro bilanci con la stessa trasparenza del costruttore americano. Marchionne, al lancio della Fiat 500 elettrica negli Usa nel 2014 aveva affermato pubblicamente che su ogni esemplare prodotto perdeva ben 14.000 dollari.

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Pure l’associazione dei costruttori di auto europei Acea, invece di piagnucolare sulla riduzione degli incentivi governativi all’acquisto di auto elettriche – che andrebbero totalmente azzerati, a partire da quelli mai ripartiti dell’Italia – e alla carenza di punti di ricarica pubblici diffusi sul territorio, ben farebbe a dare ai propri associati la direttiva a rimettere rapidamente in produzione quei motori Diesel troppo frettolosamente abbandonati, perché il Diesel non è il problema per l’ambiente, come è stato fatto credere dopo lo scandalo delle emissioni truccate innescate dal gruppo Volkswagen, ma semmai ne è la soluzione per via del suo impatto decisamente più basso rispetto a quello di un veicolo elettrico.

Che il Diesel nato e sviluppato in Europa da un’intuizione del tedesco Rudolf Diesel e poi fatto evolvere grazie alle capacità dei ricercatori motoristici del fu gruppo Fiat che inventarono il sistema di iniezione common rail poi ceduto alla tedesca Bosch per un pugno di miliardi (di lirette) per la miopia e mancanza di lungimiranza dell’allora gruppo dirigente del gruppo torinese sia la soluzione dell’oggi e del domani lo dimostra anche i successi della ricerca applicata condotta – guarda un po’ – dalla cinese Weichai Power che ha portato la propulsione Diesel ad un livello di efficienza record, ben il 53,09%, livello inarrivabile anche dal più efficiente veicolo elettrico, specie se l’energia di cui si alimenta è di fonte fossile.

Un successo rilevantissimo, se si pensa che l’efficienza corrente – già elevata – degli attuali Diesel si aggira attorno al 45%, perché un siffatto incremento si traduce in milioni di tonnellate di emissioni di carbonio in meno ogni anno. Oltretutto senza dove cambiare la rete logistica dell’alimentazione, come si dovrebbe fare con l’elettrificazione della mobilità.

Questo scenario va accompagnato dalla decisione dei ministri dell’ambiente del G7 riuniti a Torino che hanno sdoganato – a differenza della Commissione europea a guida Ursula – i biocarburanti rinnovabili che abbattono fino al 90% le emissioni climalteranti, con l’Italia che bissa con la sua capacità di ricerca ed innovazione il successo non coltivato del common rail.

Toccherà al nuovo Europarlamento e alla Commissione europea fare giustizia di tutte quelle scelte fallate fatte sotto la spinta della peggiore demagogia ambientalista, rimettendo al giusto posto quel Diesel troppo frettolosamente abbandonato dalla motoristica europea, ma fatto evolvere da quella cinese, che si appresta ad un clamoroso sorpasso che può essere sventato solo con un rapido rilancio di una tecnologia creata dalla ricerca europea che passa attraverso la cancellazione del divieto di vendere – unico caso al mondo – veicoli con motore termico al 2035.

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