Sulle bollette energetiche di famiglie e imprese pesano come una zavorra gli oneri di sistema derivanti dalle voci diverse dalla sola quota di prodotto energetico, elettricità o gas metano che sia, che l’Arera ha rivisto al rialzo.
Con delibera 113/2024, l’Arera ha aumentato il peso in bolletta elettrica degli oneri di sistema per i consumatori domestici (+2,7%), grazie all’adeguamento della componente “Asos” che eroga gli incentivi a chi installa le fonti rinnovabili, solare o eolico che sia. Per le famiglie, la componente “Asos” passa a 2,98 centesimi a KWh (pari al 14,7% del totale della bolletta), mentre per le imprese in bassa tensione sale a 4,26 eurocent/KWh, mentre quelle in media tensione l’aumento è scontato a 4,11 eurocent/KWh. L’incremento diventa decisamente elevato a 6,8 eurocent/KWh per l’energia erogata presso i punti di ricarica pubblica dei veicoli elettrici, dove il prezzo della componente energia aumenta fino a livelli stellari (anche oltre l’euro al chilowattora) a seconda della potenza disponibile.
A giustificazione di questi incrementi tariffari degli oneri “Asos”, Arera spiega che «a pesare sugli oneri di sistema è stato soprattutto il maggior fabbisogno per gli incentivi alle rinnovabili determinato dalla flessione dei prezzi dell’energia all’ingrosso: molti incentivi alle rinnovabili prevedono infatti la compensazione della differenza tra un livello di incentivo predeterminato e il prezzo di mercato. Di conseguenza, più scende il prezzo di mercato, maggiore è l’importo da compensare ai produttori attraverso la voce “Asos” degli oneri di sistema».
Di fatto, si è costituito un meccanismo commerciale e concorrenziale perverso: a fronte della maggiore produzione di energia rinnovabile che avrebbe il vantaggio di costare decisamente meno di una da fonte fossile, vantaggio che in una logica di mercato libero dovrebbe riflettersi sulle bollette dei consumatori, viceversa chi produce energie rinnovabili è incentivato con una tariffa fissa, mediamente alta, per una durata di almeno 10 anni dalla messa in rete dell’impianto. Così, man mano che gli incassi da ricavi commerciali dovrebbero calare grazie alla maggiore offerta di energia a basso costo, i guadagni dei produttori rimangono invariati grazie alla copertura della differenza tra il prezzo di mercato e il livello degli incentivi grazie all’intervento degli oneri di sistema “Asos” pagati dai consumatori.
Il risultato finale è che i consumatori finali di energia sono mazziati e cornuti, perché pagano ricchi incentivi – forse ingiustificati – ai produttori di energie rinnovabili, mentre non ricevono alcun vantaggio dal calo del prezzo dell’energia sul mercato all’ingrosso.
La gestione puntuale degli oneri di sistema energetici è gestita dalla Csea, la Cassa per i servizi energetici e ambientali, l’ente sui cui conti passano tutte le voci in bolletta relative ai vari oneri di sistema per gas ed energia elettrica. Per il 2024 la Csea prevede di raccogliere dalle bollette degli utenti 7,8 miliardi di euro per la sola componente “Asos”, e di dover- ne versare al Gse (che a sua volta li girerà ai produttori da fonti rinnovabili incentivate) 8,8 miliardi. La differenza di un miliardo viene compensata dalla Csea con i ricavi di altre componenti, come la componente sul gas “Crvos” (altri oneri in bolletta). Nel complesso, Csea nel 2024 prevede di movimentare 18,9 miliardi di euro tra le componenti gas, elettrico e servizio idrico.
Nella sua manovra di primavera sugli oneri di sistema, Arera è intervenuta anche sulla voce “Crvos” sul gas con la delibera 113/2024, disponendo il rimborso al Gse (Gestore servizi energetici) di una prima quota da 900 milioni di euro per compensare le minusvalenze riportate nella vendita sul mercato italiano di circa un terzo dei volumi di gas metano per il riempimento d’emergenza degli stoccaggi nell’estate 2022. L’importo è stato già recuperato nelle bollette degli utenti emesse negli ultimi mesi.
Nell’estate del 2022 il governo di Mario Draghi decise di accodarsi alla corsa folle a riempire gli stoccaggi attivata dalla Germania, mandando fuori controllo i prezzi del gas metano quando toccarono i 330 euro/MWh. Il Gse ha acquistato 17.877 GWh di gas per un controvalore di 3.995 milioni di euro ad un prezzo medio di circa 223 euro/MWh. Dal novembre 2022 al 31 marzo 2023, il Gse ha rivenduto 5.679 GWh per un controvalore di circa 377 milioni di euro a un prezzo medio di circa 66 euro/MWh, mentre nei mesi successivi non si sono effettuate vendite, incassando circa 900 milioni di euro di perdita secca nel periodo considerato.
Rimangono gli altri due terzi di gas metano acquistato a prezzi folli che, riguardo ai prezzi correnti generano una perdita di circa 2,35 miliardi che andrà recuperata tramite gli oneri sulle bollette dei consumatori grazie ad una decisione poco ponderata del “governo dei migliori” che non ha stimato adeguatamente i consumi nazionali di gas.
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