Cantiere Italia alla sfida del Pnrr e del rispetto dei tempi e dei costi

Da Salvini attacchi ingiustificati alle parti dello Stato preposte a fare rispettare leggi e regolamenti. Ma in Italia è praticamente impossibile realizzare opere pubbliche in tempi ridotti.

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Cantiere Italia

Il cantiere Italia spinto dai miliardi del Pnrr marcia avanti piano, quasi fermo, complice il fatto che per aprire un qualsiasi cantiere prima bisogna passare attraverso le forche caudine dei processi autorizzativi dei vari organismi nazionali e locali, che spesso operano in contrasto tra loro, oltre al fatto che sempre più spesso si discute su progetti evanescenti, spesso destinati a profonde modifiche in corso d’opera per risolvere limiti, a volte palesi fin dalla partenza, con il risultato di sfondare bellamente i tempi e i costi ipotizzati nella gara di assegnazione del lavoro, sempre che non si preferisca l’assegnazione diretta, cosa sempre più frequente.

Di fatto, nel cantiere Italia girano miliardi su miliardi che vanno e che vengono, spesso scompaiono come sta accadendo con le opere definanziate del Pnrr, accendendo un guazzabuglio di conseguenze perché, specie se i cantieri sono già iniziati, talvolta capita pure che ci si dimentichi di indicare i finanziamenti alternativi per assicurare il finanziamento dell’opera e il suo proseguimento.

Le gravi irregolarità segnalate dall’Anac, l’Autorità anticorruzione, alla Procura e alla Corte dei conti sulla vicenda dell’appalto per la realizzazione della nuova diga foranea del porto di Genova per un importo da 950 milioni affidato con procedura negoziata ad una cordata guidata da Webuid, sono state pesantemente criticate dal ministro delle Infrastrutture e trasporti, il leghista Matteo Salvini, che in pendenza dell’appuntamento elettorale europeo ha una dannata necessità di farsi vedere come ministro operativo del “fare” più che del “non fare”.

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Nel caso della diga foranea di Genova si è scelto di superare la gara pubblica che avrebbe dato possibilità di risparmiare sull’importo di base d’asta grazie ad una maggiore concorrenza, dato criticato dalla stessa Anac, che biasima soprattutto un altro aspetto del contratto e del capitolato d’appalto, dove la “perla” è il ribaltamento sull’appaltante – lo Stato con il suo Pnrr – del cosiddetto rischio di “sorpresa geologica”. Che nel caso della diga si è puntualmente verificato prima ancora di partire, visto che le dimensioni del progetto ipotizzato cozzano frontalmente con le capacità di sostegno dei fondali profondi.

La conseguenza è che la “sorpresa geologica” si è puntualmente disvelata con maggiori costi di circa 330 milioni che il consorzio guidato da Webuild ha completamente affibbiato allo Stato, che il governo Meloni ha appena coperto. Un supero del 30% dei costi preventivati non è niente male.

La diga foranea di Genova non è l’unico caso del variegato cantiere Italia: c’è anche la variante ferroviaria del terzo valico che collega il porto di Genova alla pianura padana, dove la realizzazione della galleria, proprio a causa delle “sorprese geologicheha fatto raddoppiare i costi dell’appalto da 5 a 10 miliardi di euro, anche questi coperti dal governo con un blitz finanziario dopo che il consorzio vincitore della gara si era impuntato bloccando i lavori per farsi riconoscere i maggiori costi.

Ci sono anche casi del cantiere Italia in cui le opere pubbliche vengono definanziate dal Pnrr perché il rischio di superare i tempi imposti di fine 2026 è quasi certo, come nel caso della realizzazione della variante ferroviaria di Trento dell’alta velocità sulla linea del Brennero.

In questo caso, il Pnrr aveva stanziato quasi un miliardo di euro per realizzare i circa 13 chilometri di galleria ferroviaria in doppia canna, avviando in fretta e furia il cantiere con tanto di sventramento con demolizioni di immobili e capannoni di una parte del quartiere del centro storico di Trento in prossimità dell’uscita nord delle future gallerie.

Anche qui, si sono fatti i conti senza l’oste dell’imprevisto – che tanto imprevisto non è, visto che è noto da almeno quarant’annicostituito dall’attraversamento di un’area Sin – siti di interesse nazionale – pesantemente inquinata da piombo tetraetile ed altri elementi cancerogeni presenti in profondità nei terreni dalle industrie chimiche che lì hanno operato per decenni prima della loro chiusura, che dovrebbero essere attraversati dalla trincea ferroviaria fino a 20 metri di profondità.

Visto che nessuno sa come intervenire con una bonifica ciclopica in un’area densamente popolata, il governo ha fatto uscire la variante ferroviaria di Trento dalle opere finanziate dal Pnrr, assicurando che le coperture sarebbero state rinvenute nei fondi ordinari del piano infrastrutturale delle ferrovie. Peccato solo che a quasi quattro mesi dall’esclusione dal Pnrr, non ci sia ancora alcuna traccia ufficiale del finanziamento dell’opera, nonostante il cantiere dopo un’inutile accelerazione iniziale, ora prosegua con il ritmo del gambero, complice anche un po’ di burocrazia e autorizzazioni che ancora mancano.

Ma il problema che si è originato a Trento deriva da un cantiere che sta operando, come sembra, senza alcuna copertura finanziaria certa e definita. Il che non è propriamente un corretto modo di operare, anche agli occhi della Corte dei conti che potrebbe legittimamente avere qualcosa da ridire.

E a Trento così come a Genova, gli “imprevisti” già noti sono in agguato perché l’attraversamento dell’area Sin pesantemente inquinata da piombo tetraetile sarà un autentico terno al lotto e stupisce che il sindaco di Trento, l’ex segretario della Cgil Franco Ianeselli, catapultato dalla guida del sindacato a quella del capoluogo, sia un po’ troppo acquiescente ad un progetto proposto da Rfi – e gestito da un assessore alla mobilità per decenni ex alto dirigente della stessa Rfi – che di “varianteha ben poco, visto che finisce per sboccare proprio nel cuore di un quartiere del centro storico cittadino, quando sarebbe stato più fattibile spostarne l’uscita un chilometro più a nord per evitare demolizioni socialmente dolorose di case e capannoni, oltre a superare l’ostacolo quasi insormontabile dell’attraversamento in sicurezza dell’area Sin.

Sulla testa di Ianeselli aleggia, come sindaco, anche la responsabilità civile e penale in fatto di igiene e sicurezza dei cittadini residenti nei quartieri che si affacciano sull’area inquinata interessata dal cantiere della variante ferroviaria. Il rischio che qualcosa vada storto e sfugga di mano nella complessità operativa finora prevista per contenere la diffusione in atmosfera del piombo tetraetile tramite lavorazioni da eseguire in capannoni mobili coperti e in atmosfera confinata è terribilmente concreto.

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