La Corte dei Conti lancia un allarme sui tempi di realizzazione della banda ultralarga denunciando il «sensibile il ritardo» per quanto riguarda le infrastrutture digitali legate al “Piano Banda Ultralarga-Aree Bianche”, che interessa la connettività di circa 8.400.000 abitazioni in Italia.
Per il sottosegretario per l’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, è «paradossale, per una delle otto principali economie globali, avere un livello così basso livello di competenze digitali, tale da collocarci al IIXX posto su 27 paesi dell’Ue». L’Italia sconta «un mix letale di deficit demografico, mancati investimenti nella formazione del personale della pubblica amministrazione e soprattutto politiche pubbliche timide o inefficaci nel contrastare questi problemi», spiega Butti.
Il rischio da evitare è «una sorta di sottosviluppo digitale», avverte il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, annunciando l’avvio di un percorso che porterà di qui a qualche mese ad un “Digital Day” e ad una proposta di legge con l’obiettivo di «costituire un’agenzia per l’alfabetizzazione digitale e finanziaria».
Per i ritardi registrati finora, ricordano i magistrati contabili, si è fatto ricorso alle penali che, a fine 2023, ammontavano 54,6 milioni di euro totali. «Una cifra per la quale – sottolinea la Corte – emerge, su alcuni lotti, la riduzione dei margini per ricorrere a ulteriori iniziative, anche in virtù dell’attuale assetto contrattuale».
La Corte avverte il ministero delle Imprese e del “Made in Italy” (Mimit), che controlla il Piano, che «in caso di disallineamento tra effettivo progresso dei lavori e scadenza finale del Piano (settembre 2024) andranno definiti gli interventi correttivi necessari anche sul fronte della scarsità di manodopera specializzata», raccomandando che venga «adottato un nuovo cronoprogramma che garantisca la chiusura dei lavori in tempi celeri, con un controllo serrato sul rispetto delle nuove scadenze da parte di tutti i soggetti coinvolti».
L’esame della Corte dei conti si è concentrato in particolare sulla «dilatazione dei tempi medi delle fasi procedurali e uno spostamento in avanti della concreta attuazione rispetto alle scadenze originarie» in particolare delle “aree bianche”, quelle a maggiore criticità, definite «a fallimento di mercato» per l’assenza di investimenti privati.
Il Piano, finanziato prevalentemente con i fondi strutturali europei Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) e Feasr (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale) e il fondo nazionale Fsc (Fondo per lo Sviluppo e la Coesione), interessa 7.413 comuni italiani, con la copertura di circa 6.300.000 unità immobiliari a tecnologia “Fiber To The Home” (Ftth), 2.100.000 a tecnologia “Fixed Wireless Access” (Fwa) e 29.895 tra sedi delle amministrazioni pubbliche e aree industriali.
A fine 2023 – evidenzia la Corte – risultavano coperte in “Ftth” circa 3,4 milioni di abitazioni (il 54% dell’obiettivo finale) e 18.616 sedi delle amministrazioni pubbliche e aree industriali (62%), oltre a 437.000 unità immobiliari in fase di collaudo (7%) e più di 2,2 milioni in fase di lavorazione (36%).
«Meno positivi i dati emersi sugli investimenti di rete “Fwa” che – spiegano i giudici contabili – vanno interpretati con cautela in virtù della tipologia di architettura “Fwa”». Il “Piano nazionale banda ultralarga-Aree bianche” è stato approvato il 3 aprile 2019 dalla Commissione europea per un costo di 941 milioni di euro e distingue tra le aree “bianche” in cui sono assenti investimenti di operatori privati e le aree “grigie” e “nere” ovvero in concorrenza, dove sono già presenti una o più reti in banda ultralarga per conseguire un importante salto di qualità per la realizzazione di reti in banda ultraveloce al gigabit. La prima fase del piano riguarda l’attuazione di misure a sostegno dell’infrastrutturazione delle aree “bianche”; nella seconda fase, verranno implementati gli strumenti a favore dello sviluppo di reti ultraveloci nelle aree “nere” e “grigie” del Paese. A rallentare il Piano, ricorda il Mimit sul proprio sito web, il ritardo nella concessione di permessi e di autorizzazioni a livello locale per consentire il passaggio delle infrastrutture.
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