Valgono quasi mezzo miliardo di euro le richieste di risarcimento danni per mala amministrazione presentate nel 2023 da imprese e cittadini contro le pubbliche amministrazioni centrali e territoriali: Stato (ministeri), regioni e comuni.
Si tratta di 439.214.000 euro chiesti attraverso 1.061 giudizi di responsabilità ora al vaglio della magistratura contabile. Il “primato” delle richieste di indennizzo spetta, su base regionale, alle amministrazioni del Lazio con 104,8 milioni e 89 ricorsi pari all’8,39% del totale. A seguire, nella speciale classifica dei ricorsi contro la pubblica amministrazione realizzata dal Centro studi di Unimpresa, Piemonte con 55,7 milioni, Sicilia con 45,8 milioni, Veneto con 40,7 milioni, Calabria con 40,3 milioni, Lombardia con 27,4 milioni, Campania con 26,4 milioni, Umbria con 20,4 milioni, Sardegna con 15,8 milioni, Marche con 11,4 milioni, Abruzzo con 9,8 milioni, Puglia 9,7 milioni, Toscana con 7,7 milioni, Emilia Romagna con 7,5 milioni, Basilicata con 5,6 milioni, Liguria con 3,1 milioni, Friuli Venezia Giulia con 2,6 milioni, Molise con 1,3 milioni, Trentino con 1,1 milioni, Alto Adige con 803.000 euro e Valle d’Aosta con 498.000 euro.
Se la motivazione del record registrato nel Lazio va individuata con la presenza, in questa area regionale, e soprattutto nella Capitale Roma, della maggior parte delle amministrazioni centrali dello Stato, in particolare i ministeri oltre che la presidenza del Consiglio dei ministri, il resto della classifica non appare legato ad altri aspetti specifici di mala amministrazione. La classifica segue solo in parte il livello demografico delle regioni italiane.
La discrasia numerica si registra anche osservando il numero dei giudizi per mala amministrazione promossi dinnanzi la Corte dei conti, con il totale che ammonta a 1.061 provvedimenti: la quota più rilevante spetta alla Sardegna con 123 istanze di risarcimento (pari alll’11,59% del totale) che sembrerebbero evidenziare la non eccellente gestione della giunta Solinas. Seguono: Lombardia con 93 (8,77%), Lazio con 89 (8,39%), Sicilia con 88 (8,29%), Campania con 84 (7,92%), Piemonte con 81 (7,63%), Umbria con 63 (5,94%), Calabria con 57 (5,37%), Puglia con 54 (5,09%), Toscana con 44 (4,15%), Abruzzo con 42 (3,96%), Marche con 42 (3,96%), Emilia Romagna con 38 (3,58%), Veneto con 37 (3,49%), Friuli Venezia Giulia con 26 (2,45%), Liguria con 22 (2,07%), Trentino con 20 (1,89%), Molise con 18 (1,70%), Basilicata con 16 (1,51%), Alto Adige con 14 (1,32%), Valle d’Aosta con 10 (0,94%).
Agli enti locali, cioè i comuni e le regioni, spetta il primato dei ricorsi ricevuti con il 41,09% del totale. Una percentuale molto più alta di tutte le altre: lo Stato si attesta al 17,9%, il comparto sanità al 12,29%, le agenzie pubbliche al 9,98%, le agenzie fiscali (Entrate, Demanio, Dogane e Monopoli) al 3,22%, l’Inps al 2,06%, le università all’1,57% e tutti i restanti enti pubblici all’11,88%.
«L’attenta e analitica lettura dei dati consente di misurare, in qualche modo, l’affidabilità delle amministrazioni territoriali, proprio mentre ci sono importanti appuntamenti elettorali sul territorio – commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara -. Due settimane fa si è votato in Sardegna, domani è il turno dell’Abruzzo. Tuttavia, queste informazioni restano fuori delle campagne elettorali e gli amministratori locali ben si guardano dal portarle all’attenzione dei cittadini/elettori perché se ne potrebbero trarre conclusioni non favorevoli. Dal nostro punto di vista, invece, il giudizio sull’operato dei politici deve prendere in considerazione tutti gli aspetti, anche quelli dei giudizi pendenti perché si tratta di questioni che magari lasciano il segno, negativo, dopo molto tempo, sui libri contabili e a pagare sono poi i contribuenti».
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