Superbonus 110% nessuna proroga, costo insostenibile

Il governo Meloni blinda decreto. Salvi solo i cantieri con la certificazione entro il 31 dicembre 2023. Per tutti gli altri l’incentivo cala al 70%.

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Niente proroghe, né Sal straordinario, ma nemmeno modifiche sulle barriere architettoniche o deroghe per le zone alluvione: sul Superbonus 110% non sono possibili interventi di alcun tipo perché i costi sono già ampiamente fuori controllo con una spesa già certificata a 105 miliardi di euro a fronte dei 30 preventivati.

Per il governo Meloni e per il ministro all’Economia, Giancarlo Giorgetti, la priorità è la tenuta dei conti pubblici già a rischio per la crescita dimezzata rispetto alle previsioni della Finanziaria 2024 e non lascia spazi di manovra per rispettare i vincoli di bilancio europei.

Per questo, nonostante gli appelli delle associazioni di categoria sui rischi per i tanti cantieri ancora aperti, il governo ha blindato il decreto all’esame della Camera, stoppando tutte le numerose proposte di modifica parlamentari.

La decisione si è concretizzata in avvio di seduta in commissione Finanze alla Camera dove il governo, presente con i sottosegretari all’Economia Federico Freni e Lucia Albano, ha espresso parere negativo a tutti i 123 emendamenti parlamentari al decreto. La maggioranza ha subito deciso di ritirare le proprie proposte di modifica, lasciando sul tavolo circa una settantina di emendamenti delle opposizioni da sottoporre al voto: una prima decina di modifiche è già stata votata con esito la bocciatura così come dovrebbe essere per gli altri per dare il via libera al mandato al relatore, Guerino Testa (FdI), a riferire in Aula, dove il provvedimento è atteso lunedì 29 gennaio. Il decreto, che scade il 27 febbraio, passerà poi in Senato per la seconda lettura.

Il decreto, approvato a fine anno dal consiglio dei ministri, salva i lavori col Superbonus 110% certificati entro il 31 dicembre, prevedendo un aiuto per i redditi bassi e limitando gli interventi col bonus barriere architettoniche per evitarne l’uso improprio.

Insoddisfatte le associazioni di categoria che, dall’Ance a Confedilizia, che hanno chiesto una proroga o almeno un Sal straordinario per salvare i 40.000 cantieri condominiali incompiuti: l’appello è stato subito raccolto dai parlamentari con emendamenti anche bipartisan, ma poi il Mef ha spinto la maggioranza a fare dietrofront. Per il governo questo è tutto ciò che si poteva fare: oltre non si può andare. La priorità è «l’equilibrio dei conti pubblici – spiega il sottosegretario Albano -. In questo momento gli scostamenti che noi troviamo rispetto al definito sono talmente elevati ed aleatori che non consentono alcuna apertura».

Tutti i lavori che non sono riusciti ad essere certificati entro la fine del 2023 vedono l’incentivo calare dal 110% al 70%, con una quota del 30% che sarà a carico dei proprietari dei singoli immobili. Uno scenario che comporterà problemi specie per quei condomini dove non tutti i proprietari sono in grado di accollarsi la quota dei lavori di competenza. Addio alla ristrutturazioneaggratis” della propria casa sbandierata dai grillini.

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