Pubblica amministrazione in affanno secondo la Ragioneria di Stato

«Necessario accelerare sulla revisione della spesa e sugli investimenti del Pnrr».

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Uno studio della Ragioneria generale dello Stato delinea un quadro a tinte fosche della pubblica amministrazione italiana, dove mancano un quadro regolatorio sistematico e strutture di coordinamento nelle amministrazioni e quando le competenze specifiche ci sono, non vengono pienamente applicate. Poi, in materia di valutazione delle politiche pubbliche e revisione della spesa, le amministrazioni pubbliche arrancano.

Nel rilevare criticità e punti di debolezza su un comparto cruciale per le politiche economiche del governo Meloni, la Ragioneria evidenzia come proprio dalla revisione della spesa conti di ricavare risorse per quasi 10 miliardi in tre anni a fronte di sprechi stimati in 60 miliardi all’anno.

Nello studio della Ragioneria emerge che «non esiste in Italia un quadro regolatorio sistematico» e nella pubblica amministrazione «non è presente, di regola, una struttura interna di coordinamento, responsabile della valutazione delle politiche pubbliche». Inoltre sono pochi i casi in cui le valutazioni vengono realizzate da strutture interne: in alcune amministrazioni centrali ci sono i Nuclei di valutazione e verifica degli investimenti pubblici, ma «svolgono principalmente attività di monitoraggio e gestione tecnica».

Si evidenzia inoltre come sia «riscontrata una generale e diffusa carenza di competenze specifiche di valutazione, accompagnata da una relativa scarsa attenzione» per queste competenze nei processi selettivi e formativi. Anche quando ci sono competenze specifiche, «spesso non trovano piena e completa applicazione».

Infine, nelle amministrazioni centrali non c’è «una mappatura delle competenze», né un albo degli esperti in valutazione di politiche pubbliche. Sotto il profilo dei meccanismi di valutazione e realizzazione delle attività valutative, poi, c’è uno «scarso allineamento tra le attività valutative e il ciclo decisionale» e sebbene esista «un’importante mole di informazioni statistiche a disposizione», «la qualità dei dati è ancora bassa».

Per quanto riguarda la comunicazione degli esiti e la promozione dell’uso della valutazione, si evidenzia che «i risultati delle valutazioni condotte non vengono resi disponibili sistematicamente» e «l’utilizzo degli esiti della valutazione non è generalmente incardinato nei processi decisionali».

Il Dipartimento del ministero dell’Economia e finanza conduce dal 2020 un percorso di studio per favorire l’utilizzo della valutazione a supporto della programmazione e della revisione della spesa pubblica attraverso due progetti, di cui uno affidato all’Ocse. Dalle attività di studio e di approfondimento è emerso «che il percorso verso l’adozione di sistemi avanzati in materia di valutazione delle politiche pubbliche richiede, oltre ad una chiara visione e volontà politica, anche un profondo cambiamento culturale, nelle pubbliche amministrazioni e nel Paese, che riconosca il ruolo centrale della valutazione a supporto del decisore pubblico», sottolineando che «sotto questo aspetto, gli impegni assunti con la Riforma 1.13 del Pnrr costituisce un’occasione e uno stimolo importante».

La legge di bilancio 2023, comunque, «ha stanziato fondi specificamente dedicati alla realizzazione, presso ciascun ministero, di attività di analisi e valutazione della spesa pubblica», con «l’assunzione di personale specializzato e il ricorso ad esperti esterni». E dal 2024 è prevista, su iniziativa della Ragioneria, l’organizzazione di corsi di formazione per costituire «una comunità di funzionari specializzati in analisi e valutazione delle politiche pubbliche».

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