Il 2024 porta in dote una nuova tegola ambientale alla logistica, con l’estensione del sistema Ets che fa pagare le emissioni di anidride carbonica anche alle navi che fanno scalo nei porti europei, che le compagnie di navigazione scaricano sugli spedizionieri in ragione tra gli 11 e i 40 euro a container da 20 piedi.
Gli armatori hanno già applicato la “emission surcharge” che rischia di contribuire, unitamente ai maggiori costi derivanti dalle difficoltà di navigazione nel Mar Rosso e la scelta di circumnavigare l’Africa, al rinfocolamento dell’inflazione sui mercati europei, visto che per una petroliera può arrivare a 200.000 euro a viaggio, con punte anche di 800.000 per una maxi portacontainer. Con una tendenza al rialzo nei prossimi anni, visto che il sistema Ets prevede un avvio graduale.
Quando le norme andranno completamente a regime nel 2026, con il pagamento del 100% della quota del sistema Ets – ora parte al 40%, nel 2025 sale al 70% – relativa all’anidride carbonica e per le emissioni di metano e di ossidi di azoto, questi costi potrebbero lievitare fino a 2 milioni a viaggio.
Nonostante le richieste di rinvio, il sistema Ets per le navi è partito e riguarda 10.000 imprese che esercitano navi con stazza lorda superiore alle 5.000 tonnellate, compresi traghetti e navi da crociera, a prescindere dalla bandiera e dalla nazionalità dell’armatore. Perché scatti la gabella secondo i talebani ambientalisti europei è sufficiente che una nave faccia scalo in un porto dello spazio economico europeo, ovvero tutti gli scali dell’Unione europea estesi anche a Islanda, Norvegia, escluso il Regno Unito.
I costi per gli armatori sono notevoli, visto che i diritti sulle emissioni di CO2 scambiano attorno a 75 euro/tonnellata, con punte anche di 100 euro/ton a febbraio 2023, mentre a dicembre la quotazione è scesa a 70 euro/ton.
Per le società di logistica, l’estensione del sistema Ets alle navi si traduce in sovrattasse per Teu (ovvero per singolo container da 20 piedi) variabili gli 11 e i 40 euro. L’unico vantaggio è che in questo momento il costo dei noli è basso, tornato ai livelli pre pandemia, tale per cui il sistema Ets comporta rincari per circa il 3-4% per Teu, generando comunque un incremento globale di 3,6 miliardi di dollari per il 2024 con una proiezione a 9 miliardi nel 2026. Previsioni ovviamente soggette a possibili forti variazioni legate anche alle quotazioni della CO2 sui mercati.
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