Il caso che ha visto coinvolto il deputato di Fdi Emanuele Pozzolo con un colpo di pistola sparato inavvertitamente ferendo una persona durante una festa privata, ha fatto emergere un quadro sulla diffusione delle armi in Italia.
Ci sono due Italia, una fatta da pistole e fucili detenuti legalmente e un’altra sotterranea che detiene armi illecitamente che fa innalzare il numero totale di armi in circolazione nel Paese. Secondo gli ultimi dati ufficiali diffusi dal Viminale nel 2022, le licenze di porto d’armi nel Paese sono 1.237.912, di cui 12.008 per difesa personale, con la possibilità di trasportare una pistola anche negli spazi pubblici.
I numeri sono significativi anche se parziali, sia perché non è detto che ad ogni licenza corrisponda solo e soltanto un’arma e sia perché non si può tener conto del mercato illegale e clandestino. Di fatto, si stima che il numero di armi, pistole e fucili, in Italia possa superare anche i 10 milioni di pezzi.
Secondo la ricerca dell’associazione internazionale “Small arms survey” di Ginevra, le armi presenti sul territorio italiano già nel 2017 erano stimate in 8,6 milioni. Analizzando i dati ufficiali pubblicati dal ministero dell’Interno nel 2022, la maggior parte dei porti d’arma che vengono concessi (oltre 1 milione) sono per la caccia (609.527) o per il tiro a volo sportivo (574.842), che fruiscono di un regime di detenzione delle armi semplificato, seguiti da quelli per le guardie giurate (40.961 per arma corta e 574 per arma lunga). Le licenze per la difesa personale – che vanno rinnovate di anno in anno – sono 11.785 per le pistole e 223 per i fucili. Numeri, questi ultimi, che registrano un calo costante di anno in anno visto che nel 2002 i porti d’arma per la difesa personale erano il quadruplo: 45.618 per le pistole e 1.938 per i fucili.
Sono in aumento le licenze per il tiro a volo e per le guardie giurate. Anche se si è in possesso del porto d’armi, la legge ne vieta il trasporto in condizioni particolari, come manifestazioni o riunioni pubbliche, con il rischio della multa o, nei casi più gravi, dell’arresto.
Secondo un’indagine realizzata dall’Euripes per il ministero dell’Interno dell’aprile 2023, «in Italia, diversamente dagli Usa, non esiste una cultura delle armi, se non in ambienti particolari e minoritari». Il 44,8% degli italiani ritiene un pericolo il possesso di armi da fuoco, il 19,2% ritiene che sia un diritto da riservare solo a categorie particolari esposte a rischi e il 18,4% pensa, invece, che rappresenti la possibilità per qualunque cittadino di difendersi dai malintenzionati.
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