Entro gennaio 2024 dovrà essere presa una decisione sulla pista da bob per le Olimpiadi invernali 2026 Milano-Cortina, ma una prima valutazione della Fondazione sarà effettuata in una riunione del prossimo 19 dicembre. La localizzazione dello sliding centre che dovrà ospitare le gare di bob, slittino e skeleton ai Giochi invernali 2026 si sta trasformando in una farsa che sta portando alla luce la tragica incapacità della politica e anche dell’imprenditorialità italiana nel trasformare in realtà i progetti con i relativi finanziamenti. E questo non solo con l’evento olimpico, ma anche con la gestione del Pnrr, che sta pericolosamente arrancando.
L’assemblea degli enti membri del comitato organizzatore delle Olimpiadi Invernali 2026 riunito a Milano ha fissato la fine del prossimo mese come «scadenza ultima e non procrastinabile» per arrivare a una soluzione. All’ordine del giorno le relazioni di Simico sull’impianto di Cesana Torinese, opzione rilanciata con forza negli ultimi mesi dal Piemonte – caldeggiata pure anche dal premier Giorgia Meloni -, e sulla nuova proposta di «mantenere viva la progettualità su Cortina» spinta dal Veneto e dagli imprenditori del Bellunese che minacciano pure azioni civili per il danno d’immagine e per il risarcimento dei danni per l’Olimpiade cortinese amputata.
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Allo studio c’è un progetto alleggerito per Cortina, magari con una riduzione dei parcheggi inizialmente previsti, per realizzare un impianto ridotto e dall’impatto economico contenuto. L’ipotesi Cortina è stata rilanciata anche dal ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, con il Mit che si farà carico di una proposta che «non costerà un centesimo in più agli italiani», tutelando anche le ragioni del Veneto, cosa che secondo il governatore lombardo Attilio Fontana, non comporta nessuna compensazione per il suo collega e sodale di partito veneto.
Il Comitato olimpico internazionale ha espresso soddisfazione «per il lavoro fatto fino a oggi», ma sulla pista da bob la preferenza, come ha spiegato il presidente del Comitato internazionale, Thomas Bach, sarebbe quella di andare «in un centro già esistente e pienamente funzionante fuori dall’Italia», come la svizzera St. Mortiz o l’austriaca Innsbruck, oltre alla Germania che ha avanzato tre differenti proposte. Per non dire del comitato olimpico nazionale degli Stati Uniti che ha avanzato la proposta di Salt Lake City, che è stata indicata insieme alla Francia come “preferred host” per i Giochi del 2030 e del 2034.
«Ci rivedremo nei prossimi giorni e scioglieremo i nodi – ha detto il ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi -, ci saranno valutazioni di carattere tecnico-economico e metteremo in condizione la Fondazione con un indirizzo che sarà chiaro: sono più che fiducioso». Professa serenità e sicurezza il presidente del Coni, Giovanni Malagò, secondo cui «saremmo felici se fosse l’Italia ad ospitare le gare di bob, sennò, ovviamente, dovremmo organizzarci all’estero. Ma non mi pentirò di mai di aver fatto questa cosa bellissima delle Olimpiadi e confermo che saranno le migliori di sempre. Certo è un calvario e nel calvario ovviamente ci sono tante cose complicate.Questo è il nostro peso a livello infrastrutturale, è un dato di fatto, siamo in buona compagnia con tutto il restodelle opere pubbliche» perché «queste sono pubbliche, non dipendono da noi. Per cui aspettiamo che qualcuno ci consegni le chiavi in mano».
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