Si è aperta a Bruxelles una settimana decisiva per il futuro dell’idrogeno verde, almeno in Europa con l’annuncio da parte della presidente uscente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, del lancio della «prima asta della Banca europea dell’idrogeno, sostenuta da 800 milioni di fondi europei. È una promessa che abbiamo preso un anno fa e che sta diventando realtà».
Von der Leyen conferma le attese della prima scadenza per la produzione di idrogeno verde, con la prima asta che assegnerà fino a 800 milioni di euro ai produttori dello Spazio economico europeo attraverso il Fondo europeo per l’innovazione. Il sostegno assumerà la forma di un premio a prezzo fisso per chilogrammo di idrogeno rinnovabile prodotto in un massimo di dieci anni di funzionamento, mirando a colmare il divario tra i costi di produzione e la disponibilità a pagare della domanda.
La posta lanciata da Bruxelles è molto più alta: «nella primavera 2024 lanceremo il secondo round di asta per portare il valore totale a 3 miliardi di euro», ha detto von der Leyen, tratteggiando le ambizioni della Banca europea dell’idrogeno, l’iniziativa annunciata a settembre 2022 dalla stessa numero uno della Commissione. «Stiamo fornendo massicci investimenti con “Next Generation Eu” e “RePowerEu” alle valli dell’idrogeno, ai treni a idrogeno e alle fabbriche di acciaio pulito, abbiamo autorizzato oltre 17 miliardi di euro in aiuti di Statoper circa 80 progetti di idrogeno pulito in Europa – ha detto la presidente della Commissione -. Siamo nella nuova era dell’idrogeno verde».
La Banca europea dell’idrogeno andrà a coprire la differenza tra il costo di produzione e il prezzo che il mercato è disposto a pagare. Per farlo, l’esecutivo Ue sta progettando un sistema che potrebbe «esplorare la possibilità di comprare idrogeno collettivamente usando la piattaforma degli acquisti congiunti» come fatto con il gas, ha suggerito il vicepresidente della Commissione Ue responsabile per il “Green Deal” europeo, Maros Sefcovic, sorvolando sul fatto che l’acquisto centralizzato del gas è stato tutt’altro che indolore per il prezzo per gli utenti finali.
La Commissione Ue sta lavorando anche su altri due canali: cooperazione internazionale «per costruire un mercato globale per l’idrogeno» e partenariati con il settore privato «per favorire l’innovazione». Nel contesto internazionale von der Leyen ha anticipato che «con il presidente Lula annunceremo il supporto Ue a uno dei progetti di idrogeno più grandi al mondo, come parte degli investimenti del “Global Gateway” nella catena di valore dell’idrogeno pulito in Brasile». Si tratterà di «un grande parco verde composto da strutture di produzioneda 10 gigawatt di idrogeno pulito, che sarà poi inviato nell’isola di Krk in Croazia e da lì ai produttori industrialidell’Europa sud-orientale».
Dal momento in cui «non siamo solo pionieri, ma anche partner», Bruxelles ha già firmato accordi di partenariato con Egitto, Kenya, Namibia e Paesi dell’America Latina, mentre «sono in corso discussioni» con Kazakistan, Australia, Oman.
Intanto, scoppia il problema dell’aumento dei costi di produzione dell’idrogeno verde da elettrolisi dell’acqua, cresciuti del 65%, cosa che ha comportato la sospensione se non la completa fermata dei progetti d’investimento privati. A dispetto delle attese per un calo dei costi, negli ultimi 12 mesi l’idrogeno verde prodotto da energie rinnovabili con l’elettrolisi dell’acqua ha subito aumenti compresi tra il 30 e il 65% a seconda delle aree del mondo, aumenti che non paiono destinati a rientrare a breve.
Gli aumenti sono stati determinati dall’aumento dei costi di produzione dell’energia eolica – che a sua volta ha avuto ripercussioni sul comparto degli impianti a vento con annunci a ripetizione di blocco degli investimenti -, oltre che per l’aumento dei costi degli elettolizzatori che attuano la scissione della molecola dell’acqua per ricavare ossigeno e idrogeno.
Di fatto, l’attesa conquista di un prezzo di 3 euro/kg per l’idrogeno ipotizzato per nel 2021 per fine 2030 è stata rivista nella forchetta tra 5 e 8 euro/kg, livello che lo rende non competitivo rispetto ad altre fonti, cosa che richiede sussidi maggiori rispetto al previsto. E per l’Italia i costi di produzione sono per giunta maggiori: tra i 9 e i 14 euro/kg secondo Enel Green Power, tra 10,4 e 14 euro/kg per Eni intorno a 10,7 euro/kg per Saras.Decisamente ogni livello di sostenibilità economica.
Una soluzione potrebbe essere una maggiore spinta verso il ricavo di idrogeno da gas di origine biologica, visto che già oggi la produzione di idrogeno da gas metano, il cosiddetto idrogeno grigio o blu, a seconda se l’anidride carbonica sia o no sequestrata, è decisamente più conveniente, attorno a 1,5 euro/kg. Partendo da una base organica di scarti agricoli, zootecnici e da reflui urbani si potrebbe produrre biometano da utilizzare sia per scopi energetici tal quali o per la produzione di idrogeno, recuperando il carbonio per altri utilizzi energetici o per la fertilizzazione dei terreni. Potrebbe essere uno scenario fattible, ammesso di superare l’ideologia talebanambientalista che vede come una peste tutto ciò che sa, anche indirettamente, di simil fossile o combustibile.
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