Global Tax Evasion Report: in Italia 186 miliardi di ricchezza nei paradisi fiscali

Secondo l’Oxfam nel mondo l’evasione tocca i 12.000 miliardi (12% Pil).

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Global Tax Evasion Report spesa pubblica

La ricchezza finanziaria nei paradisi fiscali ha raggiunto nel 2022 i 12.000 miliardi di dollari su scala globale, pari al 12% del Pil planetario. Per l’Italia il valore si attesta a 198 miliardi di dollari (oltre 186 miliardi di euro), quasi il 10% del Pil nazionale. Gli utili delle multinazionali trasferiti verso i paradisi fiscali societari hanno raggiunto la cifra astronomica di 1.000 miliardi di dollari. Sono questi alcuni dei dati contenuti nella prima edizione del Global Tax Evasion Report, pubblicato dall’Osservatorio Fiscale Europeo diretto dall’economista Gabriel Zucman e diffuso da Oxfam.

Il rapporto mette in risalto «l’elusione fiscale societaria oltre i livelli di guardia, forti criticità nel disegnodell’imposta minima per grandi multinazionali che ne riducono il potenziale di gettito, contribuzione fiscale irrisoria dei super-ricchi, progressi nel contrasto all’evasione fiscale internazionale degli individui in calo nell’ultimo decennio».

«Il rapporto dell’Osservatorio Fiscale Europeo getta luce sull’occultamento della ricchezza offshore e sulle pratiche elusive delle multinazionali – ha commentato Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia fiscale di Oxfam Italia -. Fenomeni che interessano in larga misura i membri più facoltosi delle nostre società e i colossicorporate cui la globalizzazione ha offerto ampie opportunità di minimizzare il proprio contributo a favoredella collettività».

Più in dettaglio il Global Tax Evasion Report stima che su scala globale, lo stock di ricchezza finanziaria nei paradisi fiscali è cresciuto in termini nominali e reali negli ultimi vent’anni, raggiungendo nel 2022 una cifra pari a 12.000 miliardi di dollari (il 12% del PIL planetario). Poco più di un quarto (il 27%) di tale ammontare evade oggi la tassazione. Una quota calata tuttavia drasticamente nell’ultima decade (da circa il 90% nel 2013) in seguito all’implementazione dello scambio automatico di informazioni relative ai conti finanziari.

Gli utili delle multinazionali trasferiti dalle giurisdizioni a tassazione medio-alta d’impresa verso paradisi fiscali societari – afferma il Global Tax Evasion Report – hanno raggiunto nel 2020 la cifra astronomica di 1.000 miliardi di dollari. Un ammontare equivalente a circa il 35% di tutti i profitti realizzati dai colossi corporatefuori dalle giurisdizioni delle relative imprese capogruppo. Le pratiche elusive delle multinazionali deprivano, su scala globale, gli erari dei Paesi di risorse equivalenti al 10% del gettito complessivo dell’imposta sul reddito delle società. Il fenomeno è particolarmente sentito nel continente europeo.

Per l’Italia l’ammanco erariale è stimato in circa 5,6 miliardi di dollari nel 2020 (poco meno di 5,3 miliardi di euro) e Oxfam indica anche un indebolimento del disegno della global minimum tax per le grandi multinazionali, rispetto al modello inizialmente negoziato. Secondo Oxfam questo riduce significativamente – da 270 a 136 miliardi di dollari l’anno – gli introiti attesi, su scala globale, nel primo anno di applicazione dell’imposta. Per l’Italia il gettito atteso (che si manifesterà a partire dal 2025) dalla misura si attesta a poco meno di 500 milioni di euro all’anno a regime, nello scenario prudenziale illustrato nella relazione tecnica al decreto attuativo dell’imposta approvato dal Consiglio dei ministri il 16 ottobre scorso.

Il rapporto denuncia anche che su scala globale i miliardari versano aliquote effettive d’imposta irrisorie (tra lo 0% e lo 0,5%), se raffrontate al valore dei loro patrimoni.

Il rapporto contiene inoltre una serie di raccomandazioni volte a migliorare il livello di sostenibilità dei sistemi fiscali, incrementando, in particolare, la contribuzione fiscale a carico dei super-ricchi e delle imprese multinazionali. La proposta chiave riguarda l’istituzione di un’imposta minima globale, con un’aliquota del 2%, sui patrimoni netti dei miliardari. Un tributo che graverebbe su un numero ridotto di individui (meno di 3.000), ma in grado di generare introiti per circa 250 miliardi di dollari all’anno.

Per Maslennikov l’introduzione di un’imposta europea sui grandi patrimoni sarebbe «una misura in grado di garantire maggiore equità del prelievoe generare risorse considerevolifino a 16 miliardi di euro l’anno per il nostro Paese, se l’imposta si applicasseallo 0,1% dei contribuenti italiani più ricchi – per affrontare le sfide impellenti del nostro tempo come il contrasto alle crescenti disuguaglianze economiche e sociali e la lotta ai cambiamenti climatici».

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