L’Italia del sì di Salvini affonda nei terreni inquinati da piombo tetraetile di Trento

Nella sua presentazione a Trento dei lavori da effettuare con il Pnrr, il ministro alle infrastrutture si dimostra ancora una volta un politico impreparato che non sa di quello che parla.

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Italia del sì

L’Italia del sì, nuovo tour attraverso la nazione del ministro alle Infrastrutture, il leghista Matteo Salvini, per presentare le opere pubbliche che saranno realizzate sul territorio grazie soprattutto ai fondi del Pnrr, parte da Trento con la presentazione in pompa magna della principale delle opere in cantiere, la variante ferroviaria di Trento una galleria da 12 chilometri della nuova linea ad alta capacità del Brennero, affermando stentoreamente e senza sprezzo del ridicolo che l’opera sarà realizzata entro il 31 dicembre 2026 e senza alcuna modifica del progetto.

Ancora una volta Salvini si dimostra essere una sorta di Giano bifronte, dove una volta dice una cosa, salvo poi smentirla direttamente a stretto giro. E’ già successo domenica scorsa con Salvini che magificava la spesadomenicale al supermercato, salvo che nel 2019 avesse fatto una battaglia per la chiusura domenicale dei negozi, poi scimmiottata a livello locale anche dal presidente della provincia di Trento, il suo sodale di partito Maurizio Fugatti, salvo incassare sberle perfino dalla Corte costituzionale.

Nel caso della variante ferroviaria, probabilmente Salvini non è stato sufficientemente edotto circa l’impossibilità di fare passare la linea ferroviaria in trincea profonda attraverso i terreni pesantemente inquinati da piombo tetraetiledel Sin dell’ex Sloi pena l’esposizione degli operatori del cantiere ad un agente fortemente cancerogeno, oltre a esporre a rischio sanitario anche la popolazione residente nelle aree limitrofe del cantiere.

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Insomma, anche se Salvini volesse, fortissimamente volesse, nulla potrebbe contro la presenza del piombo tetraetile presente nel terreno anche in profondità, con la necessità obbligata di rivedere costi quel che costi – alla faccia che il progetto non si rivedrà! – l’uscita nord della variante ferroviaria di Trento.

Mentre co l’Italia del sì Salvini dice cose basate su aspetti che non conosce, gli esponenti di Alternativa Popolare per il Trentino propongono di prolungare verso nord lo sbocco della galleria. L’ideale sarebbe di proseguire per una decina di chilometri verso nord, fino a oltrepassare anche l’abitato di Lavis per evitare soprattutto l’inquinamento acustico dovuto al passaggio dei treni.

Ma a fronte di costi decisamente al rialzo, andrebbe bene anche l’ipotesi di minima del prolungamento di circa un chilometro utile per evitare il passaggio attraverso i terreni inquinati difficilmente bonificabili e cogliere l’occasione pure di avviare il riassetto urbanistico del quartiere di Gardolo con l’interramento dell’attuale tangenziale. Ma tutto dipenderà anche dagli assetti politici che scaturiranno dalle elezioni provinciali del 22 ottobre prossimo.

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