Inflazione rallenta al 5,3%, frena carrello della spesa

L’Eurozona raffredda maggiormente al 4,3%, ai minimi dal 2021.

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Inflazione in lievissima discesa a settembre in Italia e più marcata nell’Eurozona: a livello nazionale la crescita dei prezzi al consumo ha segnato il +5,3% su base annua dal +5,4% di agosto. Una dinamica che nei dati Istatconferma dunque la fase di decelerazione, ma che per imprese e consumatori è ancora troppo lenta e continua a pesare sulle tasche delle famiglie e quindi sui consumi.

Più marcata la discesa dell’inflazione nell’Eurozona, dove a settembre cala al 4,3% contro il 5,2% di agosto, secondo la stima flash dell’Eurostat, toccando così il livello più basso dall’ottobre del 2021. Un rallentamento di fronte al quale, secondo gli analisti della Bloomberg, la Bce potrebbe – ma è meglio di non farci troppo affidamento, stante i pregressi – anche decidere di mettere in pausa il ciclo di rialzi dei tassi, dopo i dieci consecutivi messi in campo (con quello principale ormai al record del 4,50%). Per raggiungere l’obiettivo dell’inflazione al 2% nel medio termine che arriverebbe a metà 2024 aprendo quindi la strada a un primo taglio nel giugno del prossimo anno.

Su base mensile i prezzi al consumo registrano un aumento dello 0,2%. Ma nella dinamica annua, da un lato a confortare è la frenata dei prezzi degli alimentari, la cui crescita si riduce sensibilmente pur restando su valori marcati (+8,6%), così come del “carrello della spesa” (che comprende anche i prodotti per la cura della casa e della persona) che attenua il rincaro al +8,3%.

All’opposto preoccupa la risalita degli energetici non regolamentati, spinti in particolare dalla benzina (+13,9% in un anno), e dei servizi di trasporto. In flessione invece i prezzi dell’energia elettrica a mercato libero (-8,7%), del gas di città e gas naturale mercato libero (-5,6%).

La corsa dei prezzi è comunque insostenibile per molte famiglie, strette tra il caro-vita e l’aumento del costo del denaro che si riflette anche sui mutui e sul credito al consumo. Le associazioni dei consumatori rilanciano l’allarme: questo livello di inflazione, che scende «a passo di lumaca», si traduce in una stangata che sfiora i 1.500 euro in un anno per una coppia con due figli, calcola l’Unc. Di questi 670 euro servono solo per l’acquisto di cibo e bevande, dice anche Assoutenti. E il paniere calmierato in arrivo dal primo ottobre con il trimestre anti-inflazione, a giudizio degli stessi consumatori, non basta: «temiamo possa rivelarsi un clamoroso flop», sostiene il Codacons.

Per Confesercenti, lo scenario è incerto con l’economia che si è fermata ed il caro vita che continua a erodere il potere d’acquisto delle famiglie e a frenare i consumi: secondo la stima dell’associazione, si va verso una riduzione della spesa, nell’ultima parte del 2023 di 3,7 miliardi. Il quadro dell’inflazione è in rientro ma è di nuovo «insidiato da possibili turbolenze di natura energetica, sia sul fronte di luce e gas sia su quello dei carburanti», sottolinea anche Confcommercio.

Per dare una spinta più vigorosa al calo dell’inflazione, il governo Meloni dovrebbe darsi un po’ di coraggio – che al momento pare non avere – e intervenire sull’azzeramento dell’Iva sui prodotti del “carrello della spesa” per sei mesi (e quello che costa in termini di mancato gettito lo si potrebbe recuperare in un rilancio della spesa delle famiglie, delle entrate fiscali e del taglio del costo del denaro che avrebbe riflessi importantissimi sui 100 miliardi che oggi assorbe la gestione degli interessi sul debito pubblico italiano da 2.850 miliardi) e sforbiciare strutturalmente parte delle accise sui carburanti, a partire da quelle sul gasolio.

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