Il sole di agosto sta mitigando i danni di una vendemmia 2023 difficile, appena avviata in Franciacorta e per le varietà precoci della Sicilia, ma che vedrà il grosso della raccolta dispiegarsi fino a ottobre.
Le aspettative degli operatori sono, salvo le aree fortemente colpite dalla peronospera e altri parassiti perlopiù al Centro-Sud, per «una raccolta regolare nei tempi e un lieve calo quantitativo», mentre per quanto riguarda la qualità saranno cruciali le prossime settimane.
Anche Oltralpe la maggior parte delle aree vinicole ha resistito alle devastazioni del clima e delle malattie, con la rilevante eccezione di Bordeaux, colpita dalla peronospora. La produzione di vino francese dovrebbe essere compresa tra 44 e 47 milioni di ettolitri nel 2023, a livello medio degli anni dal 2018 al 2022, ha riferito martedì scorso il servizio statistico del ministero, Agreste.
Mai come quest’anno la vendemmia 2023 ha tante incertezze lungo la Penisola. I più ottimisti sono i viticoltori attivi nei distretti più freschi del Nord Italia. Come in Alto Adige, al momento non si registrano problemi di peronospora e oidio co aspettative positive per l’andamento dell’annata, sia in termini qualitativi che quantitativi. In Trentino i produttori si aspettano un calo di produzione di circa il 20%, mentre per ora la qualità delle uve non è stata oggetto di preoccupazione. In Lombardia la vendemmia 2023 presenta ottimi requisiti per portare un buon livello quantitativo/qualitativo di uve in cantina.
Nel Veronese, i viticoltori sono soddisfatti per i vigneti che si presentano in un ottimo stato vegetativo, molto lussureggianti, e fanno presagire una vendemmia abbondante. Situazione diversa dove la grandine ha spazzolato le vigne con una riduzione della produzione del 30% nel Bellunese e del 15% nel Vicentino.
In Piemonte la situazione si presenta sostanzialmente buona con le piogge arrivate nel momento cruciale della stagione quando la presenza di acqua nel terreno è indispensabile, con attese positive per il Nebbiolo. In Liguriala temuta peronospora non ha causato problemi. E le uve si presentano in ottime condizioni e stanno andando a maturazione in maniera promettente».
Situazione diversa nell’areale toscano del Chianti Classico, con gli agronomi messi a dura prova per combattere la diffusione delle malattie, anche se la situazione critica pare essere stata superata con una produzione in linea con le annate precedenti, mentre in Maremma, colpita da un’abbondante piovosità con conseguente diffusione di peronospora la produzione subirà un calo medio del 20%.
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