Rivalutazione delle pensioni della classe media, superiori a 4 volte al minimo

La Uil inizia le cause pilota per portare la questione alla Corte costituzionale per fare cessare una pesante sperequazione ai danni di chi ha avuto una carriera lavorativa regolare.

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Rivalutazione delle pensioni

La Uil scende in campo a difesa delle pensioni della classe media, togliendo le penalizzazioni alla rivalutazione delle pensioni superiori a 4 volte il trattamento minimo, ovvero 2.101.52 euro lordi al mese, praticamente 1.300/1.500 euro netti al mese, pensioni tutt’altro che da nababbi.

Una battaglia di equità, non fosse altro che un lavoratore che abbia avuto una carriera regolare, passando progressivamente di grado ha versato fior di contributi previdenziali che non gli vengono riconosciuti, specie ora con un’inflazione galoppante che sulle pensioni più alte, quelle superiori a 100.000 euro lordi all’anno, dal 2006 ad oggi hanno perso, secondo un calcolo di Federmanager, un’intera annualità di pensione.

Di fatto, il governo Meloni con l’ultima legge finanziaria ha cancellato le tre fasce di rivalutazione delle pensioni automatiche stabilite dal governo Draghi passando a ben 6 fasce che finisce con l’azzerare la perequazione per le pensioni che superano i 5.640 euro lordi al mese.

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Che si tratti di una sonora ingiustizia ai danni di coloro che con i loro redditi hanno pagato alti contributi previdenziali e un esoso prelievo fiscale sui redditi interamente dichiarati e tassati alla fonte è fuor di dubbio e ora toccherà alla Corte costituzionale rimettere a posto le cose, forte anche di precedenti della stessa Corte costituzionale che nel 2020 aveva decretato che «la perequazione delle pensioni dev’essere volta a garantire nel tempo l’adeguatezza dei trattamenti e a salvaguardarne il valore reale al cospetto della pressioni inflazionistica».

Sul fronte delle pensioni c’è da registrare una novità indiretta che potrebbe essere indotta dalla sentenza del Tribunale di Trapani che ha riconosciuto il passaggio giuridico di genere ad un uomo senza la necessità di cambiamento fisico di sesso, adeguandosi ad una sentenza della Corte di giustizia europea.

Di fatto, l’uomo diventato giuridicamente donna pur fisicamente continuando ad essere 100% uomo potrebbe fruire anche delle agevolazioni di legge riconosciute in capo alle donne in materia di pensionamento, con un vantaggio di tre anni di anticipazione rispetto a quello che gli spetterebbe per la sua origine naturale.

Una situazione che, secondo la Corte di Giustizia europea, intervenuta su un caso sollevato in Gran Bretagna, ha stabilito che per l’accesso ai provvedimenti si deve tenere conto dello status dichiarato dal richiedente al momento della domanda. Insomma, dopo Trapani, potrebbero esserci tanti altri uomini interessati ad un cambiamento di sesso giuridico – tenendosi ben stretti gli attributi anatomici – per fruire delle condizioni agevolative riconosciute alle sole donne in molti settori.

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