Inflazione in netto calo a giugno: +6,4%

Diminuiscono prezzi del “carrello della spesa”, ma rallenta tutta l’economia. In agguato il nuovo rialzo dei tassi d’interesse Bce a fine mese.

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inflazione conti correnti

La corsa dei prezzi rallenta sensibilmente a giugno, confermando l’andamento calante dell’inflazione dell’ultimo periodo, portandola a giugno al 6,4% dal 7,6% di maggio. Per l’Istat si tratta di «una netta decelerazione», che continua a essere fortemente influenzata dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici in forte calo.

L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, rallenta ulteriormente (da +6,0% a +5,6%). Prosegue la fase di rallentamento della crescita tendenziale dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa”, che a giugno è pari a +10,5%. I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della personarallentano dunque in termini tendenziali dal +11,2% di maggio come anche quelli dei prodotti ad alta frequenzad’acquisto (da +7,1% a +5,7%). Nel settore alimentare, rileva l’Istat, «l’ulteriore frenata del ritmo di crescita su base annua dei prezzi dei prodotti lavorati contribuisce alla decelerazione dell’inflazione di fondo (scesa a +5,6%)».

L’Istat sottolinea quali categorie soffrono maggiormente l’inflazione: «nel secondo trimestre 2023, l’impattodell’inflazione è più ampio sulle famiglie con minore capacità di spesa rispetto a quelle con livelli di spesa più elevati (+9,4% e +7,1% rispettivamente). Tuttavia, rispetto al trimestre precedente, il rallentamentodell’inflazione è più marcato per il primo dei due gruppi».

Nel dettaglio, l’inflazione pesa sulle famiglie con la frutta che registra al consumo un aumento dell’8,3% che per la verdura sale al 17,8%, con i prezzi che triplicano dal campo alla tavola sottolinea Coldiretti, secondo cui si tratta degli effetti dell’andamento climatico anomalo a partire dall’alluvione che ha distrutto i raccolti della Romagna.

Da segnalare – secondo la Coldiretti – anche il rialzo del 20% dei consumi di frutta e verdura in Italia spintidalle alte temperature estive con picchi di 40 gradi che aumentano la sensazione di sete e la voglia di refrigerio con pesche, albicocche, meloni, cocomeri, cetrioli, pomodori e insalate.

Per i consumatori del Codacons in ben 14 province italiane registrano per gli alimentari un tasso di inflazione superiore al 12%: dopo Cosenza, Macerata con +14,1%, pari ad un aggravio di spesa di +767 euro annui per famiglia residente. Al terzo posto a pari merito Rovigo, Ravenna e Grosseto con +12,8%, al quarto Benevento col +12,7% seguita da Livorno (+12,6%).

La provincia dove i prezzi degli alimentari crescono meno nell’ultimo mese è Catanzaro (+7,9%), seguita da Bergamo (+8,1%) e Brescia (+8,6%). A livello nazionale è però Genova la città con l’inflazione più alta d’Italia, pari a +8,5%, che si traduce nella maggior spesa aggiuntiva annua equivalente a 1.853 euro per una famiglia media. Costo della vita alto anche a Firenze, la quarta inflazione più elevata del Paese, secondo la classifica stilata dall’Unione Nazionale Consumatori +7,6% su giugno 2022, e un incremento di spesa pari a 1.772 euro a famiglia. Sul gradino più basso del podio Grosseto che, pur avendo la stessa inflazione di Firenze, +7,6% ha una spesa supplementare pari a 1.713 euro annui per una famiglia tipo. Al quarto posto Milano, +6,3% e una stangata pari a 1.710 euro. Seguono Bolzano (+6,4%, +1.701 euro), Siena (+7,5%, +1.691 euro), al settimo posto Varese (+6,4%, +1.688 euro), poi Lodi (+6,6%, +1.675 euro) e Perugia (+7,2%, +1.654 euro). Chiude la classifica dei primi dieci Lecco (+6,5%, +1.650 euro).

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