La Banca centrale europea e la sua presidente francese Christine Lagarde prosegue indisturbata nella sua politica del caro denaro, con continui rialzi dei tassi ritoccati di un ulteriore 0,25%, portandoli al 4%, il recordda luglio 2022 quando i tassi Bce navigavano attorno allo 0,5%.
Una situazione di caro denaro che rischia di avere pesanti ripercussioni sull’economia europea, già entrata in leggera recessione trainata in basso dall’economia tedesca che, secondo i tre dei maggiori istituti economici tedeschi (Diw di Berlino, Ifw di Kiel e Rwi di Essen) prevedono una leggera contrazione tra il 0,2 e il 0,3% nel 2023, con un rallentamento generalizzato degli investimenti e spese da parte di famiglie e imprese.
Non solo: c’è il rischio che aumenti il numero di soggetti indebitati incapaci a fronteggiare i debiti contratti con gli istituti bancari, visto che la rata mensile del mutuo tipo è cresciuta in 11 mesi di 300 euro attestandosi a quota 900-1.000 euro al mese per una famiglia con un reddito medio di 2.500-3.000 euro netti, cui vanno aggiunti i rincaridel costo della vita e delle bollette delle forniture energetiche.
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Non va meglio sul fronte delle imprese, che devono ancora fare i conti con i prestiti agevolati stipulati nel periodo pandemico, oltre che con un generale rallentamento degli investimenti, con il rischio che il rallentamento già registrato negli ultimi sei mesi dal sistema manifatturiero si ripercuota anche sul settore del commercio e dei servizi.
Il quadro generale è molto delicato e anche se l’Italia sta leggermente meglio della media europea, è un attimo cadere nuovamente nel baratro della recessione, specie se l’aumento dei tassi non si fermerà, per la voce debito pubblico, la cui gestione per soli interessi costa nel 2023 circa 100 miliardi di euro.
Alla Banca centrale europea sarebbe consigliabile attuare una pausa di riflessione, così come ha già fatto la Federal Reserve Usa, perché la corsa folle al rialzo del costo del denaro nell’inseguimento dell’inflazione rischiadi portare l’Europa dalla leggera recessione alla stagflazione, con problemi di gran lunga peggiori a quello della stessa inflazione che pian piano sta calando.
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